Ieri e oggi si ricordano due anniversari che legano Somalia e Italia. Ieri cadeva il 55° anniversario dell’indipendenza: è nel 1960 che il Paese del Corno d’Africa si libera per sempre dalla colonizzazione italiana e da quella britannica. Ci sono voluti poi altri 17 anni prima che anche la Somalia francese diventasse autonoma con il nome di Gibuti. Oggi invece si ricorda la «Battaglia del pastificio», un violento scontro che vide contrapposti i miliziani somali a militari italiani nel 1993.
La colonizzazione della Somalia iniziò nel 1884 quando, con la Conferenza di Berlino Italia, Gran Bretagna e Francia si spartirono il suo territorio. Solo con la seconda guerra mondiale le cose cambiarono (anche se di poco). Nell’estate 1940 le truppe italiane occuparono la Somalia britannica e l’Oltregiuba (la regione keniana abitata da somali). Questi territori furono annessi alla Somalia italiana ingrandendola e ottenendo – anche se per pochi mesi – l’unione territoriale di tutti i somali nella «Grande Somalia». L’offensiva britannica del 1941 portò alla sconfitta italiana e al completo controllo di Londra sulla Somalia. Gli italiani però tornarono nel 1949, quando le Nazioni Unite diedero la Somalia in Amministrazione fiduciaria alla Repubblica italiana. Di fatto un Protettorato, voluto dall’Onu affinché l’Italia preparasse il Paese all’indipendenza che venne raggiunta appunto il 1º luglio 1960 quando la ex Somalia italiana e la Somalia britannica si unirono nella Repubblica di Somalia.
Da quel momento iniziò la tribolata storia della Somalia indipendente. Mogadiscio combatté due guerre con l’Etiopia (1964 e 1977), entrambe perse, per il controllo dell’Ogaden, regione etiope a maggioranza somala. Non solo ma, dopo i primi Governi democratici, si instaurò nel 1969 una feroce dittatura guidata da Mohammed Siad Barre, un ex militare molto legato all’Italia. Alla sua caduta nel Paese si scatenò l’inferno. I signori della guerra iniziarono a combattersi e la Somalia cadde in una sorta di anarchia. Proprio per riportare la stabilità e permettere la distribuzione di derrate alimentari alla popolazione stremata dalla carestia, l’Onu inviò un proprio contingente del quale faceva parte anche l’Italia. Il 2 luglio 1993 i militari italiani si scontrarono per la prima volta e in modo cruentissimo con i miliziani somali. La dinamica della battaglia, detta anche «Battaglia del Pastificio» perché combattuta nei pressi di un ex pastificio, è complessa. Si disse che una colonna italiana venne attaccata perché si stava avvicinando troppo al rifugio del signore della guerra Mohamed Farrah Aidid. Una conferma ufficiale non c’è mai stata. Il bilancio fu particolarmente tragico. Da parte italiana persero la vita tre militari e altri 36 rimasero feriti. Da parte somala ci furono 67 morti e 103 feriti ma, secondo fonti ufficiose, il numero effettivo sarebbe stato molto più alto.
Quello scontro fece piombare l’Italia in un clima di guerra. La battaglia al Pastificio innescò una polemica tra italiani e Nazioni Unite, noi mollammo Mogadiscio e ci concentrammo sull’area rurale di Balad (l’Italia lasciò poi la Somalia nel 1994). Il 3 ottobre toccò agli americani cadere in trappola (ed è la storia raccontata nel film «Black Hawk Down»), furono uccisi 19 soldati americani e oltre mille miliziani. Due settimane dopo il presidente Bill Clinton ritirò il contingente Usa. Ma la guerra civile non cessò.