Dopo la conquista di Bunagana, feudo politico del Movimento del 23 marzo (M23) nonché ‘polmone’ economico al confine con l’Uganda, l’esercito sta proseguendo la sua offensiva per riprendere il controllo delle ultime posizioni occupate dalla ribellione.
Un imponente arsenale militare è stato dispiegato nella zona e, secondo l’emittente locale Radio Okapi, le prossime operazioni dovrebbero avere come obiettivi Tshanzu, Mbuzi, Chanzu, Runyoni, Jomba e Kisigari, a sud di Bunagana. L’offensiva delle Forze armate regolari (Fardc) è stata lanciata venerdì scorso e in meno di una settimana ha consentito a Kinshasa di riconquistare un vasto territorio della provincia del Nord Kivu, occupato dell’M23 da più di un anno.
Poche ore dopo l’ingresso dell’esercito a Bunagana, in un discorso alla nazione il presidente Joseph Kabila si è complimentato con i militari congolesi e con i caschi blu della Monusco per le “vittorie ottenute”, rendendo omaggio a tutti “quei uomini caduti per difendere la patria”. Il capo dello Stato ha ribadito che “il successo militare non esclude le opzioni politiche e diplomatiche per risolvere la crisi e ristabilire una pace durevole”. Il presidente ha invitato i cittadini a “cogliere l’occasione della nuova situazione in Nord Kivu per rafforzare la coesione nazionale”. D’altra parte Kabila ha nuovamente chiesto ai ribelli dell’M23 e agli altri gruppi armati attivi in Nord e Sud Kivu di “consegnare le armi” e di “smetterla di seminare desolazione tra la gente”. Il presidente ha inoltre auspicato che i paesi vicini “applichino concretamente e in modo effettivo” l’accordo di pace globale firmato lo scorso febbraio ad Addis Abeba da 11 paesi africani, con il beneplacito dell’Onu.
Oltre ad essere accolta da scene di gioia e di sollievo della popolazione locale, la liberazione delle ultime località – Kibumba, Kiwanja, Rutshuru e Rumangabo – ha permesso agli sfollati attorno a Goma, il capoluogo regionale, e ai rifugiati in Uganda e Rwanda di cominciare a ritornare a casa. “Le loro case e i loro terreni coltivati sono stati devastati. Ci sarà molto da fare per ricostruire tutto dopo la guerra” ha riferito l’emittente Radio Okapi. Ma, dopo il sollievo e la gioia, cominciano già ad affiorare timori di una possibile controffensiva dell’M23 e dubbi sul fatto che il movimento armato sia stato effettivamente sconfitto.
Negli ultimi giorni i capi politici e militari dell’M23 ma anche un folto numero di combattenti si sono rifugiati in Uganda e, ricordano alcuni osservatori, possono sempre contare sul sostegno del Rwanda. Del resto l’M23 non ha ancora riconosciuto la sua sconfitta, anzi continua a portare avanti le proprie rivendicazioni “a tutela delle popolazioni della regione” ha detto Bertrand Bissimwa, passato in Uganda. Anche gli elicotteri della Monusco hanno cominciato a sorvolare le colline della zona di Runyoni, 25 chilometri a sud di Bunagana, dove i ribelli si sarebbero ritirati. Da Kibumba la Monusco ha annunciato che sulla base dei primi elementi d’inchiesta, le fosse comuni rinvenute sul posto risalirebbero al periodo precedente all’occupazione dell’M23. – Misna