Dopo i successi militari dell’esercito congolese in Nord Kivu e nonostante gli appelli della comunità internazionale, il governo di Kinshasa lascia poco spazio a una soluzione politica della crisi con il Movimento del 23 marzo (M23).
“L’M23 si è sciolto dichiarando di mettere fine alla sua lotta armata. Quindi non rappresenta più un interlocutore valido per la firma di un qualunque accordo con il governo a Kampala. A questo punto le risposte alle domande dei nostri compatrioti saranno contenute in una dichiarazione conclusiva dei negoziati di pace e non più in un accordo”: lo ha annunciato il portavoce dell’esecutivo congolese Lambert Mende, all’indomani della “sconfitta totale” sul terreno dell’M23 e dell’annuncio da parte dei leader del gruppo armato della “fine della ribellione”.
Rimane prudente la posizione di Kinshasa dopo la riconquista degli ultimi bastioni di Chanzu e Runyonyi. “E’ una vittoria innegabile che non significa, però, la fine dei nostri sforzi per consolidare la pace. E’ stato semplicemente compiuto un passo avanti nella giusta direzione” ha aggiunto Mende, avvertendo che “nel nostro paese non c’è più posto per qualunque gruppo armato, che si tratti delle Fdlr ruandesi, delle Adf-Nalu, della Lra ugandese, delle Fnl burundesi e tutti i gruppuscoli Mayi Mayi congolesi”. Del resto le forze armate regolari (Fardc) hanno già annunciato il prossimo avvio di un’operazione, con il sostegno della brigata Onu, “contro le Fdlr e tutte le altre forze negative”.
Intanto sul terreno la situazione è “davvero calma” e “stiamo consolidando le posizioni riconquistate col sangue” ha dichiarato stamattina da Kiwanja, 80 km da Goma, capoluogo della provincia del Nord Kivu, il portavoce dell’esercito, colonnello Olivier Hamuli, aggiungendo che più di 200 ribelli dell’M23 sono riusciti a rifugiarsi nei confinanti Uganda e Rwanda. Nonostante gli ultimi sviluppi positivi, società civile del Nord Kivu, forze politiche di opposizione e il Consiglio provinciale dei giovani hanno invitato l’esercito alla “vigilanza”: secondo alcune informazioni concordanti “un gruppo di 300 uomini agguerriti si sta riorganizzando in Rwanda sotto gli ordini di un generale ruandese”, come riferito dall’emittente Radio Okapi. Dal canto suo il capo della Missione Onu in Congo (Monusco), Martin Kobler, ha insistito sull’ “urgenza di ristabilire l’autorità dello Stato in Nord Kivu” e di “procedere al disarmo di tutti gli altri gruppi armati” con il sostegno della brigata di intervento delle Nazioni Unite. – Misna