13/11/13 – Uganda – Papa Francesco visiterà l’Uganda?

di AFRICA

 

Dallo scorso settembre sono in atto intense attività diplomatiche tra Uganda e Vaticano per programmare un visita ufficiale di Papa Francesco nella Perla d’Africa nel 2014. Il Presidente Yoweri Museveni in persona ha incaricato l’Arcivescovo Cyprian Kizito Lwanga del delicato ruolo di mediatore. Il  21 settembre l’Arcivescovo Lwanga ha incontrato il Santo Padre a Roma per sottoporre ufficialmente l’invito. In questi giorni Lwanga è nuovamente in missione al Vaticano accompagnato da una delegazione del clero e del governo ugandesi, probabilmente per discutere i dettagli della visita.

Secondo il Nunzio Apostolico di Kampala vi sarebbero forti possibilità che Papa Francesco si possa recare in Uganda prima della visita nel suo Paese natio l’Argentina, programmata per il 2016. La Chiesa Cattolica ha confermato tale possibilità ai media nazionali specificando che non è stata ancora ricevuta una conferma ufficiale da parte del Vaticano pur essendoci forti probabilità ed invitando i fedeli a pregare per la visita del Papa dei Poveri. La stampa ugandese è in fibrillazione, elettrizzata da questa importante notizia. «Il Papa atteso a visitare l’Uganda» recita l’articolo in prima pagina del quotidiano New Vision di domenica scorsa. Le lettere cubitali del titolo e una meravigliosa foto del bellissimo sorriso di Papa Francesco che ha conquistato i cuori di milioni di fedeli nel mondo, sono la prova evidente delle aspettative nutrite dall’Uganda.

La visita sarebbe legata alla celebrazione dei Cinquantenario dei Martiri Ugandesi. Nel 1886 22 preti cattolici tra cui il bisnonno dell’Arcivescovo Lwanga: Charles Lwanga furono uccisi per ordine del Re dei Buganda Kabaka Mwanga nella località di Namugongo divenuto ora un quartiere periferico di Kampala, la capitale. Il martirio fu causato dalla disobbedienza dei preti ugandesi di eseguire l’ordine del Re Mwanga di abbandonare la fede dei stranieri invasori. I 22 martiri furono uccisi tramite rito tradizionale e i loro corpi dati alle fiamme come segno di profondo disprezzo.

Il massacro di Namugongo fu l’episodio più drammatico della resistenza del Regno Bukanda all’imposizione della nuova religione importata dal potere coloniale. Un opposizione inevitabile per il Re Kabaka Mwanga. Il messaggio evangelico minava direttamente la religione animista che autorizzava Mwanga a regnare sui sudditi. La strumentalizzazione politica della fede non era appannaggio esclusivo dei regni africani pre-coloniali. Gran Bretagna e Francia utilizzarono la Chiesa Protestante e la Chiesa Cattolica per legittimare a loro volta la conquista militare in Africa e la creazione delle colonie. Gli Stati Temporali Europei erano i portatori della civiltà di cui il Cristianesimo era la massima espressione per il bene delle tribù primitive prigioniere di credenze animiste disseminate da Satana. La congregazione religiosa più attiva nel distruzione delle fedi locali e la sottomissione psicologica dei neri a favore delle potenze coloniale fu quella belga dei Padri Bianchi, che assunse col tempo elevato prestigio e potere. I Padri Bianchi ispirarono e a volte crearono ideologie razziali in complicità con le potenze coloniali per applicare la efficace tattica dell’Impero Romano: Dividi ed Impera.

Il 18 ottobre 1964 Papa Paolo VI canonizzò i martiri di Namugongo durante una cerimonia presso la Basilica di San Pietro a Roma, trasformando il luogo del massacro nel più importante santuario di pellegrinaggio dell’Africa Est e Centrale. Alla cerimonia di santificazione era presente una giovane e fervente cattolica ugandese, Jannet Kataaha destinata a distanza di 18 anni a divenire la moglie di un sconosciuto guerrigliero di montagna che attraverso una lunga guerriglia liberò il Paese, trasformandolo nell’attuale potenza regionale, Yoweri Musevi. Sul luogo dell’eccidio fu eretto un monumento: il Namugongon Martyr’s Shrine a cui si è aggiunta una basilica.(…)* Fulvio Beltrami – L’Indro

 

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