Dopo ore di silenzio, il ministro della Difesa Alain Mebe Ngo’o ha confermato che l’est del territorio camerunense è stato il teatro di un pesante attacco attribuito a ribelli del vicino Centrafrica. In un comunicato a sua firma, l’esponente di governo ha riferito di un bilancio di cinque morti tra gli assalitori, una vittima tra le forze dell’ordine e un civile ucciso nell’attacco al villaggio di Gbiti (o Biti secondo un’altra dicitura), nel dipartimento di Kadey (est), risalente allo scorso fine settimana. Abitazioni sarebbero state saccheggiate e capi di bestiame uccisi dai ribelli, accusati anche di gravi violenze ai danni della popolazione locale. A Gbiti, sede settimanale del più importante mercato di bestiame dell’est del Camerun, sono stabilite 600 famiglie ma anche rifugiati centrafricani e alcuni ciadiani che lavorano nel settore dell’oro.
In base alla ricostruzione dei fatti diffusa dal ‘Journal du Cameroun’, una colonna di 400 miliziani centrafricani avrebbe attaccato a sorpresa il villaggio orientale, poco distante dal confine, prendendo di mira con armi pesanti la rete di connessione della telefonia mobile. Il governatore della regione, Ivaha Diboua Samuel Dieudonne, ha dichiarato che alcune postazioni militari sono state attaccate anche se i servizi di intelligence erano in stato di allerta. Dallo scorso aprile, è il terzo attacco contro il territorio camerunense: il deteriorarsi della sicurezza regionale è una conseguenza diretta del colpo di stato della coalizione ribelle Seleka, al potere a Bangui dal 24 marzo. L’aggressione dello scorso fine settimana si è verificata poco dopo il dispiegamento nell’est di unità specializzate delle forze di difesa di Yaoundé.
I ribelli passati all’azione hanno rivendicato la liberazione del loro capo, Abdoulaye Miskine. Il leader del Fronte democratico del popolo centrafricano (Fdpc) è stato arrestato lo scorso settembre a Bertoua, sempre nell’est del Camerun, e da alcune settimane è detenuto in un carcere di Yaoundé. Tuttavia diverse fonti di stampa locale ed internazionale hanno attribuito le violenze dello scorso fine settimana alla Seleka.
Il parlamento di Yaoundé ha già chiesto al governo di considerare “una priorità” la tutela delle popolazioni al confine con il Centrafrica e con il Ciad, auspicando “misure drastiche per proteggere le nostre frontiere”. Lo scorso agosto il governo camerunense aveva momentaneamente chiuso i confini dopo un pesante attaccato contro alcune posizioni militari da parte di ribelli arrivati dal Centrafrica.
Ma il Camerun deve anche fare i conti con l’instabilità della vicina Nigeria. La scorsa settimana, nell’estremo nord un prete francese, padre Georges Vandenbeusch, è stato rapito nel villaggio di Koza. Fonti diverse attribuicono il rapimento alla Jamaat Ahl al-Sunna Li Da’wat al-Jihad, nome arabo della setta nigeriana di Boko Haram, che avrebbe già condotto il religioso in territorio nigeriano. – Misna