«I burkinabè vanno elogiati. Non vogliono spargimenti di sangue e stanno attendendo pacificamente che la mediazione dell’Ecowas sia portata a termine». Da Ouaga un testimone diretto degli eventi del Burkina Faso parla via Skype. La sua voce arriva chiara dall’altoparlante. La comunicazione è perfetta, nonostante i blocchi dei media imposti dai golpisti.
«Per le strade c’è pochissima gente – continua la nostra fonte -. Oggi sono uscito per andare a comperare un po’ di cibo e, nel breve periodo in cui sono stato in giro, avrò visto non più di una decina di vetture e pochissime persone. Tutto appariva strano in una città che solitamente brulica di gente e di traffici». Gli esercizi commerciali, le aziende e le banche sono ancora chiusi. I proprietari dei negozi aprono solo alle persone che conoscono e poi richiudono subito le serrande. I prezzi degli alimenti sono schizzati in alto. «Domenica avevo acquistato alcune banane e le avevo pagate relativamente. Oggi le ho pagate il doppio. Questo significa che c’è scarsità di cibo. Un effetto nefasto di questa crisi».
Una crisi che ha provocato anche serie conseguenze anche in campo sociale. «Tutti guardano ai morti e ai feriti provocati dal golpe – continua la nostra fonte -. Sono questi morti e feriti che fanno notizia. Nessuno invece spende una parola sulle donne morte di parto nella capitale e nei villaggi perché gli ospedali e le infermerie erano chiuse per la crisi politica. Nessuno parla delle migliaia di persone che soffrono perché non possono avere cure. Le suore del San Camillo a Ouaga, l’unico ospedale in attività, sono costrette a fare turni di dodici-quattordici ore per assistere tutta l’umanità dolente che si riversa qui».
Nelle strade ci sono i militari che sono arrivati da tutto il Paese. «I soldati – osserva la nostra fonte – controllano che non ci siano eccessi e che il processo di mediazione con i golpisti possa procedere tranquillamente. Per fortuna che ci sono. Altrimenti il rischio è che gruppi di teste calde creino incidenti e tensioni inutili. La speranza è che la mediazione dei capi di Stato dell’Ecowas riesca a riportare la calma. Si parla di un rinvio delle elezioni a fine novembre. Se si tenessero le votazioni sarebbe un passo importante perché significherebbe che la transizione verso la democrazia non si è fermata».