“Il ritorno dei rifugiati somali dev’essere volontario e non può essere in alcun modo imposto” ha detto il portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR/ACNUR), Adrian Edwards, rispondendo da Ginevra ad alcune domande dei giornalisti internazionali sull’intenzione del governo di Nairobi di chiudere i campi profughi allestiti nei pressi di Dadaab, nella regione nord-orientale del Kenya.
Ribadendo che l’accordo siglato due settimane fa tra agenzie delle Nazioni Unite, governo del Kenya e della Somalia per promuovere il ritorno in patria dei rifugiati somali scappati dalle conseguenze del conflitto civile gode del supporto di tutte le agenzie dell’ONU, Edwards ha sottolineato che l’UNHCR non può impegnarsi in iniziative di rimpatrio forzoso.
Le dichiarazioni del portavoce dell’UNHCR giungono all’indomani di una visita ufficiale dei responsabili keniano e somalo per la situazione dei rifugiati presso i campi di Dadaab.
FOndato all’inizio degli anni Novanta, il campo di Dabaab si è rapidamente ingrandito attraverso la creazione di altri quattro campi profughi nelle vicinanze che ne formano in questo modo il complesso esistente attualmente e arrivando ad ospitare oggi oltre 470.000 persone, la maggior parte delle quali provenienti dalla vicina Somalia.* Michele Vollaro – Atlasweb