19/12/13 – Sud Sudan – È guerra civile, attaccata una base ONU

di AFRICA

 

Precipita nella guerra civile la situazione in Sud Sudan: all’apparente calma nella capitale, Juba, seguita ad un massacro di 500 persone nei giorni scorsi, oggi si oppongono forti tensioni nella cittadina di Bor, 200 chilometri più a nord, nello stato petrolifero di Jongley, dove giovani dell’etnia Nuer hanno attaccato una base delle Nazioni Unite. Avrebbero ucciso decine di sfollati. Secondo l’organizzazione con base a New York International Crisis Group (ICG) il paese è “sull’orlo della guerra civile”.

Da circa 24 ore Bor è nelle mani dei soldati Nuer fedeli all’ex vicepresidente Rijek Machar, che oggi in un’intervista all’emittente francese RFI ha definito “un dittatore” il presidente Salva Kiir – esponente dell’etnia rivale Dinka – ed ha affermato che con lui potrà soltanto trattare le condizioni del suo abbandono del potere, sollecitando tutto l’Esercito per la liberazione del Sudan (SPLA) a ribellarsi e a destituirlo.

Gli scontri in Sud Sudan erano cominciati la sera di domenica tra reparti contrapposti della Guardia Presidenziale: secondo l’appartenenza etnica alcuni si erano schierati con Kiir (Dinka) ed altri con Machar (Nuer).

Il massacro denunciato nella capitale ha indotto molti governi stranieri – Stati Uniti, Gran Bretagna, Italia, Norvegia – a far evacuare le proprie comunità, composte in maggioranza da operatori umanitari, con ponti aerei organizzati anche oggi. Circa 20’000 abitanti della capitale si sono rifugiati nelle due basi della missione dell’ONU (Unmiss) alla periferia, così come altri hanno fatto nelle altre città teatro di violenze, Bor e Torit.

Una crisi altrettanto grave, apparentemente fomentata anche da contrasti religiosi oltre che politici, si è sviluppata intanto nella vicina Repubblica Centrafricana, al confine sudovest del Sud Sudan, dove il 5 dicembre sono cominciati scontri con machete e armi bianche tra i musulmani del gruppo Sekela, che con un colpo di stato in marzo ha portato al potere il presidente Michel Diotodia, rovesciando il governo di Francois Bozizé, in carica dal 2003. I gruppi contrapposti degli ex ribelli Sekela e le milizie cristiane Anti-balaka (anti machete) si sono confrontate sanguinosamente, con un migliaio di morti dichiarati ufficialmente, ma forse molti di più nella realtà.

“I responsabili delle violenze nel Paese dovranno rendere conto delle atrocità commesse”, ha tuonato l’ambasciatrice statunitense all’ONU, Samantha Power, arrivata oggi a sorpresa a Bangui. – Swissinfo

 

Condividi

Altre letture correlate:

Lascia un commento

Accetto la Privacy Policy

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.