Grazie alla cooperazione militare regionale, i gruppi jihadisti sono stati messi all’angolo e la sicurezza è migliorata in tutta la fascia saheliana. Sono parole di ottimismo quelle espresse dal generale Seyni Garba, capo di Stato maggiore dell’Esercito nigeriano, nel corso di una riunione dei vertici militari di Burkina Faso, Mali, Mauritania, Niger, Ciad che si è tenuta ieri a Ouagadougou. Alla riunione era presente anche il capo di Stato maggiore delle forze armate francesi, generale Peter de Villiers.
L’ottimismo pare forse eccessivo, ma ha qualche fondamento. «Possiamo dire – ha osservato il generale Garba – che, da quando gli eserciti dei principali Paesi dell’Africa occidentale hanno iniziato il lavoro insieme, la situazione è migliorata in termini di sicurezza». La cooperazione tra i cinque Paesi intorno al Lago Ciad ha preso il via lo scorso anno. Da allora si è registrata un’inversione di tendenza. Secondo il generale nigeriano, il Nord del Mali, regione che nel 2012-2013 era stata occupata da gruppi islamici armati, ora è più stabile, anche grazie all’intervento delle forze armate francesi. Nella zona del lago Ciad, Boko Haram ormai è alle corde ed è costretto a lanciare unicamente attacchi kamikaze o brevi incursioni contro i civili. «Attacchi in grande stile non ne abbiamo più registrati – ha aggiunto -. Quindi possiamo dire che stiamo assistendo a un trend positivo».
«La cosa più importante – ha detto il capo di Stato maggiore del Mali, generale Ma Aman Touré – è sapere con chi abbiamo a che fare e che la minaccia dei singoli gruppi terroristici e dei singoli gruppo criminali non è solo un rischio per i singoli Paesi, ma anche per gli alleati. Anche se è vero che i confini sono porosi e abbiamo risorse limitate per controllarli».
Questo incontro si è svolto per la prima volta in Burkina Faso, un Paese del Sahel che è stato finora risparmiato dai jihadisti. Anche se attacchi jihadisti hanno colpito per la prima volta quest’anno diverse località di confine del Burkina Faso con il Mali e il Niger, nazioni che da anni devono fare i conti con i pericoli del terrorismo jihadista.