Da Luanda è arrivato un plauso al governo congolese per la “vittoria totale” sulla ribellione del Movimento del 23 marzo (M23), sconfitto militarmente lo scorso novembre, e per la “stabilizzazione” del Nord Kivu. L’annosa crisi nell’est del paese è stata al centro di un vertice dei capi di Stato e di governo della Conferenza internazionale sulla regione dei Grandi Laghi (Cirgl) che si è tenuto nella capitale dell’Angola. L’organismo regionale si è inoltre concentrato sul conflitto in corso in Sud Sudan e sulla difficile transizione in Centrafrica.
Quasi un anno fa ad Addis Abeba, il 24 febbraio 2013, con il sostegno di Unione Africana, Cirgl e Onu, 11 paesi della regione hanno firmato un accordo che sanciva una serie di impegni e obblighi per riportare la pace nella ricca e instabile provincia mineraria. Patti che vanno rispettati sia dalle autorità congolesi che da quelle della regione – in primis i confinanti Rwanda e Uganda – ma anche dalla comunità internazionale e dai partner occidentali che hanno interessi economici nel Kivu.
“Dobbiamo impegnarci per la promozione della pace, della sicurezza e della stabilità per uno sviluppo effettivo dei nostri paesi e delle nostre popolazioni” ha dichiarato George Rebelo Pinto Chikoti, ministro degli Esteri dell’Angola che ieri ha assunto la presidenza di turno della conferenza dei Grandi Laghi, nata 20 anni fa. Un passaggio di testimone ricevuto dall’Uganda e accolto con favore dalla stampa congolese. “Un cambiamento che rappresenta un auspicio sicuro di nuove prospettive di pace per la regione, in particolare per il Congo che ha pesantemente sofferto per la politica dello struzzo dei suoi vicini ad est, Uganda e Rwanda” scrive il quotidiano ‘Le Potentiel’. Secondo il giornale, sulla carta “la neutralità dimostrata finora da Luanda nei conflitti ricorrenti avrà il suo peso nella bilancia e dovrebbe consentire di risolvere fino in fondo ogni contenzioso per andare avanti con passo sicuro verso la sicurezza della regione”.
Ma al di là dell’ottimismo emerso dal vertice e nelle ultime dichiarazioni rilasciate da Mary Robinson, rappresentante Onu nei Grandi Laghi, da Martin Kobler, capo della missione Onu in Congo (Monusco), e da Boubacar Diarra, rappresentante dell’Unione Africana, non mancano timori e critiche sul processo di pacificazione in atto in Nord Kivu. Pochi giorni fa un rapporto delle Nazioni Unite ha rivelato che nonostante la sconfitta militare e la firma di un documento di pace a Nairobi il mese scorso, sul terreno l’M23 continua a reclutare e avrebbe ripreso le proprie attività nella regione dell’Ituri, ancora una volta con il sostegno di Kigali e di Kampala.
Una secca smentita è arrivata da Bertrand Bisimwa, presidente dell’M23, che ha definito le accuse dell’Onu “informazioni non credibili”, assicurando che tutti i ribelli sono stati disarmati e accantonati. Ancora ieri la Monusco ha condannato la ripresa delle attività dell’ex ribellione, chiedendo ai paesi vicini di “rispettare l’accordo di Addis Abeba per impedire la rinascita inaccettabile dell’M23”. A destare sospetto, secondo il generale Abdallah Wafy, vice rappresentante speciale dell’Onu in Congo, è il caso del capo ribelle Sultani Makenga “a spasso in Uganda mentre dovrebbe finire agli arresti per crimini di guerra” ma anche di “tutti quegli elementi armati rifugiati nei territori confinanti”.
Nessuna reazione ufficiale è finora arrivata dall’Uganda mentre il Rwanda, attraverso il capo della diplomazia Louise Mushikiwabo, ha espresso la propria “impazienza” nei confronti dell’Onu. Motivo del malumore di Kigali è il ritardo nelle operazioni contro i ribelli hutu ruandesi delle Forze democratiche di liberazione del Rwanda (Fdlr), attivi da 20 anni nell’est del Congo. I caschi blu della Monusco e i soldati della brigata di intervento hanno avviato operazioni congiunte con l’esercito congolese per dare la caccia alle Fdlr, ma per ora gli interventi sul terreno hanno invece soprattutto colpito un’altra ribellione, quella ugandese delle Adf-Nalu. Ieri un custode del parco nazionale del Virunga è stato ucciso e altri due sono stati feriti da miliziani Fdlr. – Misna