Il Congresso degli Stati Uniti è pronto a scongelare un miliardo e mezzo di dollari di aiuti all’Egitto.
Ma Washington – dopo i ripetuti appelli ad includere l’intero arco politico nel periodo di transizione – non sembra credere più al processo democratico del Cairo, oggi in mano al generale Abdel Fattah al Sisi.
La rimozione di Mohammed Morsi per mano dei militari, criticata in Occidente, raccoglie il consenso del popolo egiziano.
“La democrazia, il cambiamento democratico, è un processo a lungo termine. Ed è evidente che la traiettoria che segue l’Egitto in questo momento non ispira molta fiducia sul fatto che possa diventare una democrazia – sostiene Steven Cook, membro del Consiglio Usa per le relazioni estere – Nonostante questo, Washington continua ad avere interessi strategici in Egitto, ed è per questo che l’amministrazione ha deciso di andare avanti e cerca il modo migliore di continuare a lavorare con l’Egitto”.
“Washington è stata coerente nel rispettare la volontà del popolo egiziano – conclude Cook – I problemi che l’Egitto si trova di fronte, sono i problemi che gli stessi egiziani hanno creato”.
Prossima tappa le presidenziali che vedranno la consacrazione di al Sisi, nuovo condottiero d’Egitto.
“A Washington circola la voce che l’amministrazione Obama abbia rinunciato alla transizione democratica dell’Egitto – conclude il corrispondente di euronews a Washington, Stefan Grobe – La ripresa degli aiuti finanziari è vista come un tentativo di preservare ciò che resta dell’influenza degli Stati Uniti nello Stato più popoloso del mondo arabo”. – Euronews