24/01/14 – Egitto – 3 anni fa la rivoluzione

di AFRICA

 

Il 25 gennaio di tre anni fa, migliaia di egiziani scendono in piazza per rimpossessarsi del proprio destino. Chiedono la testa del padre padrone del Paese: Hosni Mubarak.

Per 18 giorni gli egiziani occupano piazza Tahrir, dando vita a un movimento di protesta che non ha precedenti nel Paese. Manifestazioni, scontri, ma anche speranza in un futuro diverso.

L’11 febbraio Hosni Mubarak dà le dimissioni. Il raìs passa la mano ai militari. Il Paese tutto esulta. L’era Mubarak finisce, il Consiglio supremo delle forze armate scioglie il Parlamento e sospende la Costituzione, come chiesto dai manifestanti.

Nel giugno del 2012, si tengono le presidenziali, per la prima volta veramente libere. A vincerle è Mohamed Morsi, il candidato dei Fratelli musulmani. Le speranze che molti ripongono su di lui vengono disattese. A un anno di distanza dalla sua elezione, gli egiziani scendono nuovamente in piazza e l’esercito prende le redini del Paese. Il generale Al Sisi è il nuovo uomo forte dell’Egitto.

Dal luglio scorso il Paese è in preda al caos, diviso tra i sostenitori e i detrattori di Morsi. L’esercito reprime nel sangue le manifestazioni islamiste pro Morsi. Oltre 1000 supporter di Morsi rimangono vittime della repressine, centinai le vittime, centinai gli arresti. La fratellanza è messa fuori legge e è considerata un’organizzazione terroristica dallo scorso dicembre.

Il 23 gennaio Amnesty international ha pubblicato un rapporto sulla situazione in Egitto. Che stando ai dati dell’Organizzazione internazionale è critica. Khaled Mansur, Egyptian initiative for personal rights: “Abbiamo ancora molta strada da fare, prima di raggiungere gli obiettivi che la piazza del 25 febbraio del 2011 si era posta; così come per rispondere alle domande di chi è sceso in piazza lo scorso 30 giugno. Il primo risultato cui si deve aspirare è il rispetto dei diritti umani, sociali, politici e economici. Povertà e emarginazione sono alla base dell’instabilità politica, della violenza che è motivata politicamente, o se si preferisce, del terrorismo”.

Il 14 gennaio scorso, attraverso un referendum, gli egiziani hanno approvata la nuova costituzione, sotto la cui egida verranno indette nei prossimi mesi le elezionioni politiche e le presidenziali. Il generale Sisi dovrebbe candidarsi alla presidenza. – Euronews

 

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