Prende il via oggi a Victoria Falls (e durerà due giorni), la 15a Conferenza Nazionale del Popolo, il congresso dello Zanu-Pf, il partito al governo in Zimbabwe dall’indipendenza del Paese (1979). Un’assise volta tutta a rafforzare ulteriormente (se ce ne fosse ancora il bisogno) il potere del Presidente, Robert Mugabe, 91 anni, al potere da 35, e considerato il padre-padrone del Paese.
Parteciperanno ai lavori più di quattromila delegati che saranno chiamati a discutere del precario stato dell’economia ma, soprattutto, su alcune questioni chiave legate alla leadership.
In particolare, si discuterà se lo statuto debba prevedere che uno dei due Vicepresidenti del partito debba o meno essere una donna. La questione, che può sembrare marginale e ininfluente, è in realtà fondamentale. Attraverso la Vicepresidenza, Mugabe sta cercando di ritagliare un posto alla moglie Grace Marufu. Sarebbe lei a dover raccogliere l’eredità politca del Presidente.
Non è un caso che questo congresso arrivi un anno dopo una lunga lotta di potere all’interno del partito. Lota che ha portato all’emarginazione e all’espulsione di tutti quegli alti dirigenti che avrebbero potuto minacciare l’attuale leadership di Mugabe e quella futura della moglie.
Se da parte di qualche osservatore od oppositore ci fosse stata la speranza di un cambiamento, questa è stata subito stroncata da Simon Moyo, il Portavoce del partito. Moyo ha infatti subito chiarito che non ci sarà nessun cambio al vertice in questa sessione congressuale.
Una tesi rafforzata dalla Lega delle donne dello Zanu-Pf che ha chiesto che Mugabe rimanga leader del partito (e quindi anche Presidente) a vita.