L’avvio di contatti stabili tra Cina e Africa risale tuttavia a tempi piuttosto lontani e mostra una matrice più politica che economica
Siamo in una fase storica nella quale la Cina è diventata la seconda economia mondiale dopo un trentennio di progressi impressionanti e le sue relazioni con il continente africano vengono lette soprattutto in questa chiave, spesso con timore e preoccupazione da parte dei Paesi occidentali.
L’avvio di contatti stabili tra Cina e Africa risale tuttavia a tempi piuttosto lontani e mostra una matrice più politica che economica. Nel secondo dopoguerra lo scenario politico internazionale era dominato dal bipolarismo Usa-Urss: l’Africa era ancora all’interno del contesto coloniale e la Cina di Mao era un Paese poverissimo, seppure un gigante dal punto di vista demografico.
Nell’aprile del 1955 si svolse a Bandung (Indonesia) la prima conferenza dei Paesi non allineati, cioè di quelli che non si riconoscevano né nel blocco americano né in quello sovietico. Si trattava allora di 29 Paesi del Sud del mondo che cercavano di uscire dalla loro condizione di povertà, rifiutando l’uso della forza.
Protagonisti del vertice possono essere considerati il ministro degli Esteri cinese Zhou Enlai e il premier indiano Jawaharlal Nehru. Un ruolo importante svolse anche il presidente indonesiano Sukarno, mentre il leader africano più influente fu il presidente egiziano Gamal Abd el Nasser, poiché la maggioranza dei Paesi africani stava appena avviando il percorso della decolonizzazione verso l’indipendenza. Nel maggio 1956 l’Egitto fu il primo Paese africano a riconoscere ufficialmente la Repubblica Popolare Cinese. Successivamente sarà la volta di Etiopia, Sudan, Libia, Liberia, ecc.
Neutralità rispetto ai due blocchi e decolonizzazione furono due degli obiettivi più importanti del vertice di Bandung e negli anni successivi, a mano a mano che i Paesi africani raggiungevano l’indipendenza, guardavano alla Cina con interesse. Questo poteva valere per Nkrumah nel Ghana indipendente dal 1957, e in misura anche maggiore per Nyerere nella Tanzania indipendente dal 1964.
Tra il dicembre 1963 e il giugno 1965 Zhou Enlai compì tre viaggi in diversi Paesi africani. La Cina rivendicava per sé il seggio all’Onu occupato da Taiwan e la strategia era quella di assicurarsi l’appoggio dei voti dei Paesi africani indipendenti, strategia che fu infine coronata dal successo nel 1971.
Già ai tempi dell’indipendenza ottenuta con Kenneth Kaunda, presidente nel 1964, lo Zambia era un importante produttore mondiale di rame, ma le sue esportazioni verso porti come Durban e Port Elizabeth erano precluse dal regime bianco sudafricano di John Vorster, assertore dell’apartheid. La Cina offrì allora supporto tecnico ed economico nei primi anni Settanta per costruire la Tazara (Tanzania-Zambia-Railway), ferrovia di oltre mille chilometri in grado di collegare le miniere zambiane di Kapiri-Mposhi con il porto tanzaniano di Dar es Salaam, chiamata anche Great Uhuru Railway (Grande Ferrovia della Libertà). Nel 1974 il Sudafrica fu escluso dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite per le sue politiche razziste.
È solo con il 1978, anno della morte di Mao Zedong, e con l’ascesa al potere di Deng Xiaoping, che nella strategia cinese le relazioni economiche con i Paesi africani diventano sempre più importanti e si rivelano complementari alle relazioni politiche. Alla fine del 1978 la Cina aveva già instaurato rapporti con 43 Paesi africani.
Tra il 1956 e il 1987, circa il 62% degli aiuti allo sviluppo cinesi si rivolse verso l’Africa, in esplicita concorrenza con l’Unione Sovietica. Con il tracollo dell’Urss nel 1989 si assistette anche a una riduzione dell’interesse di vari Paesi europei per l’Africa, cosa che finì per rafforzare il ruolo cinese.
Negli anni Novanta, il rafforzamento dell’economia cinese la rende sempre più bisognosa di materie prime, e i rapporti con i Paesi africani si rivelano preziosi. Nel 1993, la Cina diventa, per la prima volta, Paese importatore di petrolio.
Nel 1998 una serie di accordi commerciali con il Sudafrica di Mandela sono finalizzati all’importazione di minerali.
La forte centralizzazione della politica cinese (e l’assenza di democrazia) garantisce una grande rapidità decisionale in campo economico e la massima sinergia tra scelte politiche e scelte economiche, che non sempre può verificarsi da parte dei Paesi occidentali.
Nell’ottobre 2000 a Pechino si svolge il primo Forum per la Cooperazione Africa-Cina (Focac): vi partecipano 44 Paesi africani e si decide che da allora gli incontri avranno cadenza triennale. Al settimo vertice, settembre 2018, parteciperanno 53 Paesi africani su 54.
Nel 1950 il valore degli scambi tra la Cina e i vari Paesi africani ammontava a 12 milioni di dollari; nel 1999, a 6,4 miliardi. Nel 2001 la Cina è entrata a far parte dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto). In pochi decenni le relazioni politiche ed economiche tra Cina e Africa sono diventate un protagonista dello scenario internazionale.
Andrea Stuppini è dirigente della Regione Emilia Romagna. Si occupa prevalentemente di Welfare, esclusione sociale e immigrazione. Negli anni Novanta ha diretto l’Agenzia regionale per l’impiego dell’Emilia Romagna. È rappresentante delle regioni nel Comitato tecnico nazionale sull’immigrazione. Annualmente redige per il Dossier Immigrazione di Caritas-Migrantes. Fa parte del comitato editoriale della rivista Autonomie locali e servizi sociali.