Finalmente anche il governo della Nigeria aderirà alla Zona di libero scambio continentale (AfCFTA) africana, entrato in vigore lo scorso 30 maggio. Lo ha annunciato martedì sera in un comunicato il presidente nigeriano, Muhammadu Buhari, precisando che la firma ufficiale avverrà in occasione del vertice straordinario dell’Unione Africana previsto il prossimo fine settimana a Niamey, in Niger.
La decisione, ha scritto Buhari, è stata presa «dopo ampie consultazioni interne». L’adesione al progetto da parte della Nigeria, prima economia continentale nonché nazione più popolosa del continente, era molto attesa e porta a 53 il numero di Paesi membri dell’Ua che hanno firmato l’accordo: mancano ora all’appello solo Eritrea e Benin.
L’intesa istituisce la più grande zona di libero scambio dalla creazione dell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc), che coinvolgerà 1,2 miliardi di persone in tutto il continente, per un Pil stimato in 2500 miliardi di dollari.
Al vertice del 21 marzo 2018 di Kigali, dove 44 Paesi avevano firmato l’accordo, le autorità di Abuja avevano preso tempo dichiarando di voler procedere ad ulteriori accertamenti. Le preoccupazioni nigeriane vertono, in particolare, sul rischio di perdere il vantaggio economico acquisito con una eccessiva liberalizzazione del mercato locale, come accaduto nel caso dei suoi prodotti tessili in seguito alla spinta al libero scambio dell’Omc: in quel caso, sostengono le autorità, le attività di dumping avrebbero danneggiato il suo mercato interno.
L’obiettivo del progetto è evidentemente promuovere il commercio interno al continente, che ad oggi rappresenta solo il 17% delle esportazioni dei Paesi africani. L’organismo panafricano promotore dell’accordo spera di incrementarlo del 60% entro il 2022. L’intesa prevede la graduale abolizione delle barriere tariffarie e non tariffarie su beni e servizi e, in particolare, l’eliminazione totale dei dazi (che attualmente si attestano intorno al 6 %) sul 90% delle merci, in un periodo compreso tra i 5 e i 10 anni dalla sua entrata in vigore. L’accordo ambisce inoltre a promuovere la libera circolazione delle persone legate al mondo degli affari e quella dei capitali, con l’obiettivo di potenziare il commercio interregionale, promuovere gli investimenti e creare posti di lavoro. L’obiettivo del progetto è evidentemente promuovere il commercio interno al continente, che ad oggi rappresenta solo il 17% delle esportazioni dei Paesi africani. L’organismo panafricano promotore dell’accordo spera di incrementarlo del 60% entro il 2022.
Nonostante i dubbi espressi dalla Nigeria, i dati della Commissione economica dell’Unione Africana (Uneca) sulle potenzialità di un mercato unico africano sembrano dunque rassicuranti. Gli obiettivi dell’accordo sono stati accolti con favore anche dal mondo imprenditoriale africano, come ricordato dall’Agenzia Nova. Secondo il Barometro business 2019, pubblicato il 9 maggio dall’istituto di sondaggi dell’Oxford Business Group (Obg), il 72% degli imprenditori africani intervistati è convinto che la AfCFTA avrà un impatto «positivo» o «molto positivo» sul commercio intraregionale: l’84% della base afferma di avere aspettative «alte» o «molto alte» sul clima affaristico locale nei prossimi anni, mentre il 78% degli intervistati si dichiara pronto a fare investimenti significativi nei prossimi dodici mesi.