A Bologna cresce l’editoria africana per l’infanzia

di Pier Maria Mazzola

Si è conclusa oggi la 56ª Bologna la Children’s Book Fair – l’inglese è d’obbligo trattandosi della più importante manifestazione al mondo nel suo genere. Un appuntamento, per gli operatori del settore più che per il pubblico, che ha visto crescere negli anni la presenza di editori africani. La manifestazione prevede anche diversi premi, suddivisi in varie categorie. Nessun africano è sinora approdato al Premio Andersen – il “Nobel dell’editoria per ragazzi” –, assegnato con cadenza biennale (nel 1970 toccò a Gianni Rodari). Ma dal 2013 la Children’s Book Fair, divenuta ormai globale, ha creato il BOP (Bologna Prize for the Best Children’s Publishers of the Year), un riconoscimento dato a un “editore dell’anno” per continente. La giuria è costituita dagli editori stessi, anche se non espositori a Bologna.

Quest’anno il premio per la sezione Africa è andato a Sub-Saharan Publishers di Accra (Ghana), casa editrice diretta da una donna, Akoss Ofori-Mensah, e che non pubblica esclusivamente letteratura per l’infanzia. L’editrice ha già una certa consuetudine con i premi. Nel 2017, per il suo Gizo, Gizo. A Tale from the Zongo Lagoon le è stato conferito a Washington il Children’s African Book Award. Il sito è: www.subsaharanpublishers.com.

Donna è anche l’africana cui fu conferito il primo BOP, istituito nel 50° della fiera bolognese. Si tratta di Agnès Gyr-Ukunda (nella foto), che ha fondato e e dirige l’editrice Bakame di Kigali. Una storia non comune, la sua – una signora mite e determinata –, iniziata letteralmente all’indomani del genocidio. «Volevo consolare con delle storie i tanti bambini rimasti orfani, e che avevano visto l’orrore». Agnès pensò così di mettere in piedi una piccola editrice, realtà che fino ad allora non era mai esistita nel Paese, tutta per loro. «Mi misi a cercare autori, illustratori… Non ne trovavo – ci racconta oggi la fondatrice di Bakame –. Né ero ben cosciente di quello che mi aspettava mettendomi su questa strada. Pensai allora di fare appello agli insegnanti: conosceranno delle storie da raccontare ai bambini, mi dicevo. Ma volevo storie che non li deculturassero, che parlassero con il linguaggio della loro realtà».

Dovendo partire quasi da zero, fu necessaria una fase iniziale di formazione: «Per gli autori e per gli illustratori, ma anche per me stessa. Siamo stati aiutati economicamente dalla mia famiglia e dalla famiglia di mio marito, che è svizzero. E oggi abbiamo un catalogo di oltre 200 titoli e produciamo, dal 2007, anche libri scolastici, sempre in kinyarwanda».

Non solo. Oggi Bakame è diventata un’impresa che dà lavoro, internamente, a una decina di persone, oltre agli autori esterni, e che pubblica anche in francese, inglese e kiswahili, e che anima numerose iniziative in tema di lettura. Dopo Bakame, sono sorte in Ruanda alcune altre editrici per ragazzi. Venticinque anni di tenacia e di fede nel proprio lavoro hanno dato vita a qualcosa che prima non c’era.

Sito dell’editrice (in tre lingue): www.bakame.rw; la storia di Bakame e della sua ideatrice è ampiamente raccontata (in francese) nell’ultimo numero del trimestrale Africa e Mediterraneo, dedicato ai “Libri in Africa, libri d’Africa”.

(Pier Maria Mazzola)

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