La guerra a Gaza fa scoppiare una crisi diplomatica tra Sudafrica e Israele.
“Un genocidio sotto il controllo della comunità internazionale non può essere tollerato. Un altro olocausto nella storia dell’umanità non è accettabile. Quello che sta accadendo a Gaza ricorda le atrocità commesse nei momenti più bui dell’Apartheid”.
Dal Sudafrica riecheggiano come un tuono le parole di ferma condanna nei confronti delle violenze perpetrate da Israele contro i civili palestinesi, pronunciate dal ministro della presidenza, Khumbudzo Nhaveni, portavoce del Capo di Stato Cyril Ramaphosa.
Il governo del Sudafrica ha richiamato per consultazioni il suo ambasciatore e tutti i suoi rappresentanti diplomatici in servizio in Israele, denunciando il “genocidio dei palestinese” e la posizione “insostenibile” adottata dall’ambasciatore israeliano a Pretoria, Eliav Belotsercovsky, accusato dai sudafricani di aver rilasciato commenti denigratori contro coloro che alzano la voce contro gli attacchi contro i palestinesi.
“Il governo sudafricano ha deciso di ritirare tutti i suoi diplomatici a Tel Aviv per consultazioni” ha dichiarato Nhaveni, esprimendo la “delusione” del suo governo a fronte “all’impunità” e al “rifiuto” israeliani “di rispettare il diritto internazionale e le risoluzioni delle Nazioni Unite”.
In riferimento alla crisi tra Israele e Palestinesi, il governo Sudafricano, attraverso i suoi portavoce, ha condannato gli attacchi contro i civili da parte di Hamas e ha nuovamente chiesto un cessate il fuoco immediato e globale, l’apertura di corridoi umanitari e il rilascio di tutti gli ostaggi civili. Non è la prima volta che il Sudafrica ritira il suo ambasciatore da Israele: accadde anche nel 2018 in reazione alla continua espansione della politica dei coloni da parte del governo israeliano.
Di recente il presidente sudafricano presidente Cyril Ramaphosa ha chiesto alle Nazioni Unite di schierare a Gaza “una forza rapida per la protezione dei civili”, vittime del conflitto in corso fra Israele e il movimento islamista palestinese Hamas.
Anche la società civile italiana si mobilita per la pace e per la fine della strage degli innocenti. Tra le tante iniziative – sit-in, manifestazioni, presidi pacifisti – segnaliamo l’appello sottoscritto da 3500 accademici e accademiche italiane – inviato al ministro degli Esteri, alla ministra dell’Università e alla Conferenza dei rettori delle università – per chiedere un’azione urgente per un cessate il fuoco immediato nella Striscia e il rispetto del diritto umanitario internazionale.
“In quanto membri delle comunità accademiche italiane, scriviamo questa lettera in nome della pace e della giustizia. Riteniamo sia nostro dovere individuale, comunitario e accademico, dissociarsi dalle posizioni finora intraprese dal governo del nostro Paese – si legge nell’appello – e assumerci la responsabilità di azioni e richieste per contrastare il crescente livello di violenza al quale stiamo assistendo impotenti”.
Al ministro degli Esteri, Antonio Tajani, i firmatari chiedono di mobilitarsi “per sostenere un immediato cessate il fuoco, la fornitura di aiuti umanitari e la protezione delle Nazioni Unite per l’intera popolazione palestinese”. Alla alla ministra dell’Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, di amplificare le loro voci e richieste, “ricordando la missione centrale delle istituzioni accademiche, rivolta alla produzione di conoscenza e al rispetto dei diritti umani”.