A Lagos il Festival Eyo, una vivace cerimonia del popolo yoruba

di AFRICA

La capitale economica della Nigeria è attraversata da processioni solenni che celebrano eventi speciali. In queste occasioni tutti sono tenuti a osservare scrupolosamente una serie di rigorosi tabù. Altrimenti le anime dei defunti si arrabbiano…

Simili a fantasmi si aggirano per il cuore di Lagos. Coperti di lenzuoli bianchi dalla testa ai piedi, invadono le vie di Isale Eko, il più antico quartiere della capitale economica della Nigeria. Indossano cappelli di feltro a falde larghe e impugnano lunghe canne di bambù che sciabolano nell’aria. Paiono usciti da una saga fantastica – Harry Potter o Star Wars –, ma ricordano anche Cugino Itt della famiglia Addams. Sono migliaia di maschere animate che rappresentano gli spiriti dei morti, materializzatisi per il Festival Eyo, una delle più vivaci cerimonie del popolo yoruba.

La strana sfilata – nulla a che vedere con il carnevale – si svolge con periodicità irregolare (dal 1854 si sono tenute 84 edizioni) in occasioni speciali, come la morte o l’incoronazione di un sovrano, o per un’altra importante autorità. L’annuncio della parata viene dato una settimana prima dagli adimu, i capi delle comunità yoruba, che si presentano in pubblico facendo sfoggio di un’ampia tunica nera: è il segnale di avvio dei preparativi del grande corteo.

Per soli maschi

Il giorno fissato – in genere un sabato –, i partecipanti indossano le vesti bianche e i tipici copricapi (di colori diversi in base al clan) e si radunano nei sontuosi palazzi dei monarchi. Di là muovono in processione formando un unico, allegro serpentone che percorre le principali strade dell’isola di Lagos e si allunga ad ogni isolato, dando vita a uno spettacolo festoso che si protrae fino a tarda sera. Solo i maschi – dai bambini agli anziani – hanno l’onore di sfilare. Le donne, ai bordi della strada, intonano canti in onore dei re e degli antenati. Gli spiriti Eyo più vivaci si producono in piroette, volteggi e altre acrobazie che vengono salutate con applausi e offerte in denaro dal pubblico sui marciapiedi.

Se mai vi troverete a un Festival Eyo, sappiate che la solenne manifestazione impone una serie di tabù, che tutti – anche gli stranieri di passaggio – sono tenuti ad osservare. È assolutamente vietato guidare un motorino, inforcare una bicicletta, indossare sandali, fumare e… ostentare la tipica acconciatura femminile suku, una sorta di chignon in salsa yoruba. Gli spiriti degli antenati vi punirebbero all’istante sbrogliando la crocchia, o facendo cadere a terra i capelli morbidamente annodati sulla nuca.

(Irene Fornasiero – foto di Stefan Heunis / Afp)

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