di Giulia Beatrice Filpi
Ai “Med Dialogues” in corso a Roma si è discusso di migrazione, evidenziando i vantaggi dei canali legali, ma sono emerse anche delle criticità per i Paesi di origine, privati di risorse qualificate. Si è evidenziata inoltre la necessità di semplificare le procedure sui visti, soprattutto per i cittadini africani.
“Il governo italiano ha dovuto prendere atto della realtà: le imprese ci dicono che al Paese serve un milione di lavoratori in vari settori”. Citando un dato lanciato nel 2023 da Confcommercio, l’analista Ispi Matteo Villa commenta l’ultimo decreto flussi varato a settembre dal governo Meloni.
“Quest’anno, in Italia, arriveranno irregolarmente 60, 70mila persone, ma in 3 anni ne porteremo legalmente o regolarizzeremo quasi mezzo milione” continua Villa, sottolineando la superiorità numerica dei migranti regolari rispetto agli illegali. Il ricercatore ha parlato ad Africa a margine di un dibattito sulle migrazioni organizzato dall’Oim, che ieri ha coinvolto rappresentanti della politica, agenzie Onu, associazioni e ong nell’ambito dei “Dialoghi mediterranei” Med Dialogues 2024, la tre giorni internazionale in corso dal 25 al 27 novembre a Roma.
“Il problema resta – continua Villa – un governo che è stato eletto con la narrazione della sostituzione etnica non potrà pubblicizzare troppo il fatto che sta regolarizzando mezzo milione di persone, invece si dovrebbe comunicare molto bene l’opportunità dei canali legali, in modo che le persone sappiano e facciano domanda dove si può”.
Il tema dei canali regolari è stato centrale nel dibattito di ieri, e ampio spazio è stato dato alla prospettiva delle imprese e dei datori di lavoro italiani ed europei. Daniele Albanese, responsabile programmi per l’Europa di “Talent Beyond Boundaries”, vede un “grande potenziale” nell’occupazione di lavoratori immigrati in Occidente. La sua organizzazione, nata in seguito all’esodo dei rifugiati siriani, ha lo scopo di supportare la migrazione legale delle persone che si spostano attraverso canali di lavoro. “In Italia stiamo lavorando nel quadro della nuova normativa, che prevede la formazione all’estero e l’ingresso extra quota di persone straniere, e per la prima volta anche di rifugiati, per promuovere ingressi sicuri e facilitare l’impiego in aziende italiane. A livello globale abbiamo supportato circa 3000 persone dal 2016”. Albanese sottolinea che il “retention rate”, il tasso di permanenza dei lavoratori stranieri in azienda dopo un anno di lavoro è, secondo i suoi dati, “di oltre il 94%”.
Programmi Erasmus+, iniziative private per facilitare l’impiego all’estero di stranieri qualificati, progetti per l’inserimento lavorativo dei giovani non comunitari nei loro Paesi di origine. La sessione tocca gli argomenti più disparati. E’ una voce africana, quella della rappresentante del ministero degli Esteri tunisino Chiraz Ben Abdallah, a evocare brevemente la necessità di semplificare le procedure sui visti. Un tema su cui ci si sarebbe aspettata forse maggiore attenzione, in un panel focalizzato sulle migrazioni regolari. Basti pensare che, solo per quanto riguarda l’Africa, circa 704.000 cittadini africani hanno ricevuto risposte negative alle loro richieste di visto nel 2023, ed è interessante notare che questo ha fatto incassare all’Ue molti dei 130 milioni di euro spesi per presentare le domande.
“Sono trent’anni che parliamo delle stesse cose”, afferma critica, Benedetta Oddo, consulente senior per le municipalità libiche nel quadro dell’iniziativa di Nicosia, un programma del Comitato europeo delle regioni che si propone di supportare le amministrazioni locali in Libia. Dopo una carriera trascorsa a sostenere partenariati con Paesi di mezzo mondo arabo per grandi aziende e istituzioni internazionali, Oddo guarda alle migrazioni più dal punto di vista della sponda sud del Mediterraneo, che da quello degli interessi imprenditoriali dell’Occidente: “Quando parliamo di mobilità delle competenze non pensiamo al fatto che anche questi Paesi hanno bisogno delle loro risorse migliori. Cerchiamo le loro migliori risorse per farle venire qui a colmare le nostre lacune. Che diritto abbiamo di veicolare la formazione di un essere umano secondo il bisogno del nostro mercato del lavoro? La formazione di una persona deve seguire le sue ambizioni”.