A Venezia un film sulla violenza e la paura

di claudia

di Annamaria Gallone

Il film, dell’egiziano Khaled Mansour, prodotto da Egitto e Arabia Saudita, è stato selezionato nella Sezione Orizzonti della 81°mostra d’arte cinematografica della Biennale di Venezia (28/8-7/9).  Il lungo titolo, ALLA RICERCA DI UN RIFUGIO PER IL SIGNOR RAMBO, titolo originale Al Bahs An Manfaz l Khoroug Al Sayed Rambo, riassume in parte la trama del film.

La trama

Hassan è un uomo sulla trentina, che vive in un quartiere povero con la madre e Rambo, il suo cane e migliore amico. Odia avere un lavoro fisso, ma, costretto dalla madre, accetta di fare panini alle dipendenze di Shiko. Una notte, tornando a casa, litiga con Karem, un vicino che lavora come meccanico. Hassan viene colpito duramente e, in sua difesa, Rambo si precipita contro l’uomo e lo morde all’inguine. Quando Karem si riprende, cerca di rivendicare il suo orgoglio perduto. La gente del quartiere gli suggerisce di appropriarsi di Rambo, ma Hassan non accetta assolutamente. Aiutato dal suo amico Ahmed, che lavora in un povero ospedale veterinario governativo, e da Asmaa, una ragazza che lo ama, il nostro protagonista inizia un viaggio in cui cerca di trasferire Rambo in un posto sicuro. Sfortunatamente, Karem conosce tutti nel quartiere e la gente gli riferisce ogni cosa. Con l’aiuto di Jamila, un’attivista per gli animali, Hassan riesce finalmente a trovare un rifugio per il suo cane fuori dal paese. Questo fa impazzire Karem, e così Hassan e sua madre vengono cacciati di casa, abbandonati ad un destino ignoto un destino sconosciuto.

Racconta il regista: “Nel febbraio del 2015, un video di un cane legato a un palo della luce in una zona locale è stato diffuso sui social media. Attorno al cane ci sono sette uomini che accoltellano a vicenda il povero animale che urla di rabbia e dolore, finché uno degli uomini colpisce lo colpisce forte sulla testa, uccidendolo sul colpo. Nonostante la crudeltà del video, l’ho guardato ripetutamente e ogni volta mi sentivo il cane; gli uomini stavano intorno a me, partecipando al mio omicidio senza alcuna possibilità di salvataggio.

Un Paese non può continuare a vivere con i suoi abitanti privi di sicurezza e di solide garanzie. Abbiamo paura di tutto ciò che ci circonda. I cittadini di questo paese sanno che la violenza fa ormai parte delle loro vite. La mia generazione non riesce a vedere una via d’uscita se non attraverso l’emigrazione, un’idea da cui siamo ossessionati.

Ho la sensazione che noi e gli animali randagi siamo diventati molto simili. Non abbiamo alcun valore reale: veniamo uccisi, inseguiti, imprigionati e torturati, motivo per cui continuiamo a guardarci le spalle ogni minuto, incerti da dove arriverà il prossimo pericolo. Il mio film è essenzialmente basato sulla storia di The Pyramids dog. L’unica differenza tra il racconto e il mio film è che Hassan, il protagonista, combatte con tutte le sue forze per salvare il suo cane.

Per anni ho immaginato un’immagine sfocata: un giovane uomo solo su un marciapiede buio e silenzioso, che abbraccia il suo cane in mezzo al freddo. Questa immagine ha evocato in me un profondo senso di appartenenza, riflettendo la mia esperienza di solitudine persistente.  Al Bahs An Manfaz l Khoroug Al Sayed Rambo non è un film sulla violenza estrema contro i cani, ma piuttosto un’esplorazione della complessa relazione della mia generazione con la società. Esamina il paradosso dell’amore intenso intrecciato con paura e risentimento, una relazione in cui spesso ci sentiamo come cani randagi inseguiti per la città, incapaci di trovare un altro posto a cui appartenere”.

La produttrice Rasha Hosny aggiunge: “Il film è onesto nel sollevare domande legittime sul destino e sul futuro in un Paese colpito da tempeste che non solo hanno rovesciato governanti e governi, ma hanno anche devastato le speranze e le ambizioni della sua giovane generazione. I personaggi del film ci portano ad esplorare relazioni umane, che sono universali, a partire da un piccolo vicolo in un quartiere popolare nel centro della capitale egiziana, fino a tanti diversi esseri umani in molte parti del mondo.

Un film molto duro, ma anche ricco di amore, che commuove: una opera prima imperfetta, ma molto promettente.

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