di Enrico Casale
Ora è ufficiale, la procura della Repubblica di Trapani sta indagando su abba Mussie Zerai, il sacerdote eritreo che, da anni, lavora per salvare i migranti che cercano di attraversare il Canale di Sicilia. Il fascicolo è stato aperto il 24 novembre 2016 e l’ipotesi di reato è quella di favoreggiamento di immigrazione clandestina. «La cosa curiosa – spiega abba Mussie, che lo scorso anno ha partecipato come relatore al workshop della nostra rivista ed è da sempre un amico di “Africa” – è che nonostante le indagini siano iniziate più di otto mesi fa, io l’ho saputo solo ieri. Voglio andare a fondo di questa vicenda. Anche per questo motivo sono rientrato a Roma dall’Etiopia dove mi trovavo. Voglio essere qui per capire in prima persona che cosa sta succedendo e perché».
Abba Mussie però è sereno. Dice di aver sempre agito perché spinto dal desiderio di salvare più vite umane. «In passato – osserva -, ricevevo moltissime telefonate ogni giorno. Oggi ne ricevo molte meno. Non saprei dire perché. So solo che io mi sono sempre mosso in buona fede per aiutare chi si trovava in pericolo. L’obiettivo è sempre stato umanitario. Nulla di più».
L’inchiesta è stata una ghiotta occasione per la stampa italiana di estrema destra di portare accuse pesantissime ad abba Mussie. «Non è la prima volta che succede – osserva il religioso -. Sostengono che io mi muoverei solo per fini politici e per un tornaconto personale. Senza però dire come e quando mi sarei arricchito e quali siano i miei obiettivi politici. È strano notare come queste accuse siano le stesse che, da anni, mi vengono portate dai funzionari del regime eritreo. Il regime di Asmara sostiene che io favorirei l’immigrazione clandestina in Europa per svuotare l’Eritrea di giovani. In realtà, i giovani scappano perché la vita nel Paese è diventata insopportabile. Il connubio tra il regime di Asmara e una certa destra italiana è assodato. Non è infatti un caso che i giornali di destra riprendano spesso le notizie (false) rilanciate dai siti vicino al regime di Isayas con base negli Usa in Gran Bretagna e in Italia».