Abba Mussie: «L’Ue può davvero aiutare i migranti»

di Enrico Casale
migranti

Abba Mussie Zerai, sacerdote dell’eparchia cattolica di Asmara, ha scritto una lettera aperta a Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea, in occasione dell’apertura del dibattito su una possibile riforma del regolamento di Dublino. Il sacerdote, da anni impegnato sul fronte dell’immigrazione, chiede che l’Europa lavori per sradicare le cause delle migrazioni e, allo stesso tempo, si impegni con programmi articolati nella protezione e nell’accoglienza dei profughi e dei rifugiati. Di seguito vi proponiamo il testo.

In questi giorni si dibatte sul tema dell’immigrazione con le proposte da Lei presentate sul superamento del regolamento di Dublino, eventuali meccanismi su accoglienza, rimpatri e quanto altro. A nostro modesto avviso, l’Unione europea dovrebbe lavorare su tre obiettivi a lungo e medio termine.

Il primo obiettivo è andare alla radice delle cause dell’esodo di profughi e migranti. È un obiettivo di lungo termine che va affrontato mettendo in campo tutti gli strumenti della diplomazia, della politica e dell’economica, per sradicare le cause che provocano l’esodo (guerre, dittature, povertà, calamita naturali, ecc.). La Commissione da Lei presieduta deve redigere un piano Marshall per l’Africa che sia coraggioso e metta fine all’utilizzo dell’Africa come terreno di battaglia delle potenze straniere, frenando ogni lotta per l’egemonia regionale e ogni forma di sfruttamento dissennato del continente e dei suoi abitanti.

Il secondo obiettivo è proteggere i profughi e i migranti a casa loro. Un obiettivo a medio termine per il quale bisogna mettere in campo quelle risorse economiche e umane necessarie per creare le condizioni indispensabili per garantire accoglienza e vita dignitosa nel primo Paese di transito. Le persone in fuga dai rispettivi Paesi vanno verso gli Stati confinanti, spesso qui trovano situazioni peggiori di quelle che hanno lasciato, in termini di vivibilità e sicurezza personale e di inserimento nel tessuto sociale ed economico. Ecco che diventa necessario che l’Ue possa intervenire mediante la cooperazione internazionale per creare le condizioni di sicurezza e vivibilità tali da invogliare a restare vicino a casa. Questo può accadere se le persone non restano abbandonate nelle tende, in mezzo al nulla, in zone depresse, tutto questo aumenta la disperazione, diventa il terreno fertile per i trafficanti di esseri umani. L’Ue, in collaborazione con gli Stati africani affidabili e democratici, sviluppi un piano di protezione accoglienza temporanea che garantisca accesso alla scuola, alla sanità, al lavoro, che garantisca una protezione reale da ogni pericolo, comprese le forze dell’ordine corrotte che sono nel libro paga di trafficanti.

Il terzo obiettivo è aprire canali legali di accesso per profughi e migranti. Questo obiettivo è immediato e urgente. L’Ue deve dotarsi un programma europeo di reinsediamento di rifugiati. Non bastano i piccoli gesti di buona volontà di alcuni Stati, come nel caso di corridoi umanitari. Queste sono iniziative lodevoli, ma numericamente limitate come prendere «un secchio d’acqua dal mare». Oggi il numero di rifugiati ha sfiorato gli 80 milioni, di questi solo l’1% si dirige verso i cosiddetti Paesi ricchi e sviluppati.

L’Ue, insieme a Usa, Canada, Australia, può dare il suo importante contributo per garantire accoglienza dignitosa a coloro che sono bisognosi della protezione internazionale. L’Europa deve dotarsi di un progetto comune di reinsediamento dei rifugiati, tenendo in seria condizione eventuali legami famigliari, non scaraventando le persone qui e là come fossero pacchi postali (come è avvenuto negli anni scorsi con la ricollocazione dal Sud Europa verso Paesi nordici). Errore da non ripetere. Per i cosiddetti migranti economici servirebbero programmi nazionali per determinare la manodopera necessaria al fabbisogno nazionale con la vigilanza dell’Ue sul rispetto dei diritti dei lavoratori, premiando i Paesi di origine virtuosi. Questo potrebbe diventare lo strumento di sostegno per i Paesi più poveri da cui far arrivare i lavoratori, per sostenere lo sviluppo del Paese di origine, facendo leva sul rispetto dei diritti umani e civili dai loro governi, premiano ogni sforzo di democratizzazione con cui si avvia una cooperazione di questo tipo. Tutto ciò è un ottimo strumento anche per combattere il traffico di esseri umani, evitare sofferenze e violenze a migliaia di profughi e migranti, salvare molte vite umane che oggi si perdono nel deserto, nei mari e in tanti lager disseminati nei vari confini attraversati dall’Umanità esasperata e dolente ma carica di speranza per un futuro diverso.

Ecco in questi tre punti si racchiude il nostro appello alla Commissione Europea guidata da Lei On. Ursula Von der Leyen, certi della Sua attenzione e della sensibilità al tema che Lei stessa ha sollevato, restiamo speranzosi che prendiate in considerazione il nostro appello.

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