Là dove fallirono organizzate spedizioni militari, riuscì un uomo solo, animato da una straordinaria tenacia e da una passione smisurata. Si chiamava René Caillié, era un esploratore francese: «Il più intrepido viaggiatore dei tempi moderni», secondo Jules Verne. Sicuramente uno dei più audaci e visionari. Il suo sogno: essere il primo bianco a vedere e raccontare la misteriosa città di Timbuctu, una località mitica – ricca e splendente ma circondata dalle dune di sabbia – evocata da antichi racconti che sembravano leggende.
La storia narrata nel volume è ambientata nel 1828. René Caillé – all’epoca 29enne – è determinato ad attraversare il Sahara infestato di predoni. Si unisce a una comunità di Mauri Brakna, popolazione nomade del deserto diffusa principalmente nell’odierna Mauritania. Con loro impara l’arabo e la religione musulmana. Si fa crescere la barba, indossa una tunica tradizionale. Si fa chiamare Abdallahi, che significa “il servo di Dio”.
La sua grande intuizione: raggiungere Timbuctu spacciandosi per un semplice pellegrino. Viaggiare in solitaria, senza scorte amate, senza denari. A partire da Kakondy (nell’odierna Guinea), Abdallahi intraprende un incredibile viaggio che lo condurrà dapprima a Tiémé (Costa d’Avorio) poi a Djenné (primo bianco a raccontare questa mitica città dell’odierno Mali), infine lungo il corso del fiume Niger fino all’agognata destinazione. Poi il nostro esploratore attraverserà il Sahara da sud a nord (primo a raccontare un tale viaggio) fino a Fez e poi Tangeri. In due anni percorre a piedi 4500 chilometri. Un viaggio estenuante e tormentato da dubbi, paure, incubi, malattie e tentennamenti di ogni sorta che metteranno a durissima prova la forza fisica e spirituale di Abdallahi.
Nel suo taccuino racconta degli incontri coi popoli Bozo, Mandingo e Tuareg. E riferisce le nefandezze dei mercanti arabi di schiavi contro le popolazioni Bambara. Suo compagno di cammino fu Arafanba, uno schiavo liberato.
Attraverso minuziose ricerche storiche riportate in chiusura d’albo e insieme al tratto del disegno impressionista, che ben si coniuga con la magia e la sfuggevolezza del deserto, gli autori ci fanno riscoprire un personaggio di grande fascino che s’inoltrò in terre sconosciute tra popoli misteriosi, con il sincero desiderio di conoscere, imparare, rispettare.
Christophe Dabitch e Jean-Denis Pendanx
Edizioni Futuropolis, 2011, pp. 179, € 27,40
(Roberto Morel)