Abdou Diouf, lo scrittore afro-toscano che ispira le seconde generazioni

di claudia
Abdou Diouf

La sua pagina Fb ha superato i 100.000 follower e, pandemia a parte, con i suoi romanzi fa il giro delle scuole. Lo scrittore biologo di Arezzo si racconta

Di Mariarosa PorcelliNuoveRadici.world

L’esordio da scrittore di Abdou Diouf risale alla nascita della pagina Facebook “Accettare con serenità che certe cose non le accetterai mai con serenità”, titolo esilarante tra lo zen e la provocazione. È lì che ha iniziato a postare i suoi brevi racconti facendo breccia nel catalogo della casa editrice fiorentina goWare, che si è poi fatta avanti per pubblicarlo. Ma, arrivato al secondo romanzo (e un terzo in cantiere), Diouf è anche molto altro, un personaggio dal raggio di azione ampio che dalla letteratura si estende alla biologia e alla pallavolo, passando anche per l’insegnamento. Proprio come uno dei supereroi generati dalla sua stessa penna, quelli senza mantello che però, come dice lui, «possono cambiare il loro pezzo di mondo».

Non fare l’operaio come me, diceva il padre di Abdou Diouf

Nato in Benin da genitori senegalesi, è arrivato ad Arezzo a cinque anni con la sorella e la madre, mentre suo padre si trovava già in Italia per lavoro: «Era il dicembre del 1994. Me lo ricordo molto bene quel momento perché nevicava e io non avevo mai visto quella pioggia bianca» racconta l’autore a NRW. Dopo le scuole superiori ad Arezzo, Diouf ha studiato Biologia molecolare a Firenze, per la gioia dei suoi genitori. «I miei erano contenti di me e mi lasciavano libero di decidere. Mio padre sperava che non facessi l’operaio come lui, ma solo perché era un lavoro difficile e voleva un futuro migliore per me. Inizialmente volevo fare Medicina ma il test non è andato bene e ho subito optato per Biologia. Mi sono reso conto che certe materie come la genetica mi interessavano parecchio».

Durante l’università, nella vita di Diouf si è infilata anche la pallavolo da professionista, in serie B. Ha iniziato a viaggiare per l’Italia, cambiando diverse squadre. «E intanto studiavo» ci racconta lui come se fosse la cosa più naturale al mondo.

Accettare con serenità che certe cose non le accetterai mai

Non contento di avere le giornate già intasate di impegni, nel frattempo Diouf si è messo a scrivere. All’inizio piccoli racconti in forma anonima sulla sua pagina Facebook “Accettare con serenità che certe cose non le accetterai mai con serenità”, aperta con lo pseudonimo Ab. «Poi un giorno mi ha contattato un editore di Firenze tramite una persona che mi seguiva sui social» ci spiega lui divertito.

«Mi stavo appassionando alla scrittura ma non ho accettato subito perché avevo programmi ben diversi, di cose da fare ne avevo già abbastanza. Ho accettato solo qualche anno dopo e nel 2016 è nato È sempre estate, il mio primo libro».

Nel primo romanzo di Abdu Diouf c’è molto di autobiografico, a partire dal narratore Ab e il flusso di coscienza che attinge al materiale raccolto in tanti anni. Poi, però, si dipanano le storie di cinque personaggi fittizi, tra amicizia e amore, storie private e questioni sociali, con il comune denominatore di una visione ottimistica delle cose.

Il pianista di Teranga

Il secondo romanzo, Il pianista di Teranga, è arrivato nel 2020, racconta Diouf: «È stato più difficile da scrivere perché sono partito da zero. E la mia prospettiva sul mondo era certamente maturata rispetto al primo libro. Ero appena uscito dalla mia camera degli studi, dalla mia bolla, insomma. Anche se, paradossalmente, la storia si svolge praticamente solo in due luoghi, che sono la casa del pianista e il locale Teranga». Questo pianobar dal misterioso nome wolof il cui significato Abdou Diouf non vuole svelarci («Si capirà leggendo il libro») è una sorta di luogo dell’anima, l’unico in cui il pianista può sentirsi libero. «Solo quando il protagonista si siede al pianoforte riesce a essere sé stesso. E intorno a lui ogni sera scorrono gli avventori, uomini e donne che hanno fatto parte della mia vita e che definisco eroi: Giovanni Falcone, Alda Merini, Sankarà, Lucio Dalla, Pierangelo Bertoli e tanti altri, che intervengono di persona o dalle foto appese alle pareti del Teranga». Ma il vero spirito guida è Samba, il proprietario, un ottantenne senegalese che dispensa consigli e sera dopo sera aiuta il pianista a uscire nel mondo. Sempre con un atteggiamento di leggerezza come nel primo romanzo, ci tiene a ricordare Diou. E a proposito di leggerezza fa riferimento nientemeno che a Italo Calvino.

«Le cose sono dentro di noi ma ci serve una persona che le tiri fuori – precisa Diouf – perché è facile fare l’eroe quando hai i superpoteri. Crescendo ti accorgi che il mondo intero non lo puoi cambiare ma il tuo pezzo di mondo sì».

La scuola e i suoi modelli secondo Abdou Diouf

C’è un ulteriore capitolo nell’eclettica vita di Abdou Diouf e riguarda la scuola. Oltre ad avere insegnato educazione fisica, l’autore sta portando i suoi libri tra i banchi in giro per l’Italia, o almeno, sta riprendendo lentamente a farlo dopo l’interruzione delle prime ondate pandemiche. «L’ultimo incontro l’ho fatto in una scuola media vicino Napoli nel novembre 2021. I ragazzi sono parecchio curiosi, vogliono sapere, capire. Mi diverto molto nello scambio, sono in sintonia con loro e mi interessa conoscere le loro passioni. Spero di tornare presto nelle scuole».

Diouf ci parla anche degli studenti di origine straniera che incontra nelle scuole e di come si approccia a loro, cercando di veicolare il messaggio che possono e devono aspirare ai loro sogni

«Se si impegnano possono realizzare quello che vogliono. È importante sapere che c’è uno che, come loro, è arrivato da un’altro Paese e partendo da zero ha raggiunto degli obiettivi. Molti tendono ad abbandonare gli studi per lavorare. Invece fare il sacrificio di stare sui libri ti può portare lontano, ti permette di avere più strumenti, come mi hanno insegnato i miei genitori. Non mi sento un esempio da emulare ma mi piace pensare di essere per loro una fonte di ispirazione».

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