«Sostenere il progresso significa che dobbiamo affrontare le barriere sociali, economiche ed educative che impediscono alle ragazze di accedere all’istruzione che è loro diritto». Questa condivisibile affermazione è dell’attuale presidente del Kenya. Uhuru Kenyatta l’ha affidata alla sua segretaria di gabinetto per le Questioni di Genere, affinché la proponesse nel corso del dialogo sull’empowerment femminile in Africa, che si è tenuto ieri in vista del vertice dei capi di Stato e di governo dell’Unione Africana (Ua), in programma il prossimo fine settimana. Un dialogo da cui sono usciti buoni propositi e parole d’ordine: combattere gli stereotipi di genere e le norme sociali ingiuste attraverso l’arte e la cultura; favorire la partecipazione delle ragazze agli studi scientifici; diffondere messaggi sulla protezione e la promozione del diritto delle ragazze e delle donne all’istruzione in Africa. Ma soprattutto è emersa una consapevolezza: donne più istruite sono un volano per la crescita del continente.
Promosso dall’Ua e dal Centro internazionale per l’educazione delle donne e delle ragazze in Africa (Cieffa), a questo dialogo preparatorio e a più voci hanno partecipato personalità internazionali come Youssou N’Dour, (che, ricordiamocelo, è anche un ex ministro della Cultura), la citata Magaret Kobia, Dag Inge Ulstein, ministro per lo Sviluppo internazionale della Norvegia, Sarah Agbor Anyang del Dipartimento risorse umane, scienza e tecnologia della Commissione dell’Ua, Amira Elfadil, commissaria per gli Affari sociali della Commissione Ua, Alice Albright ceo della Global Partnership for Education. Presenti ministri dell’Istruzione e della Cultura degli Stati membri dell’Ua, nonché esperti, partner per lo sviluppo, organizzazioni della società civile.
Il tema dell’Ua per il 2021 – Arte, cultura e patrimonio: leve per costruire l’Africa che vogliamo – offre agli Stati membri l’opportunità di lavorare per rimuovere le premesse stesse degli stereotipi di genere e delle norme sociali lesive che ostacolano la promozione dell’istruzione e della formazione inclusive, soprattutto nell’ambito delle cosiddette facoltà Steam (Science, Technology, Engineering, Art, and Mathematics). «Man mano che i bambini progrediscono nell’istruzione, le ragazze tendono ad abbandonare l’istruzione. Dobbiamo reinventare l’istruzione per le nostre ragazze e sfruttare il tema dell’anno per trasformare questa cultura. È impossibile che l’Africa si sviluppi se non investe nelle ragazze», ha sottolineato Edward Addai, rappresentante dell’Unicef e della Commissione economica per l’Africa (Eca) presso l’Unione Africana.
Il dialogo è stato organizzato dal Centro internazionale dell’Unione africana per l’educazione femminile e femminile in Africa in collaborazione con Global Partnership for Education (Gpe), Unicef, Unesco, Save the Children e l’Ambasciata reale norvegese ad Addis Abeba. Afrie, musicista ugandese del genere afro-fusion, ha interpretato la sigla della campagna #Africa educates her.