Addio a don Aldo, sacerdote, partigiano, amico dell’Africa

di Enrico Casale
don aldo benevelli

Quella di don Aldo Benevelli, morto domenica, è la storia straordinaria di un uomo libero, prima ancora che di un sacerdote, di una persona attenta ai valori della democrazia e della solidarietà, prima ancora che un uomo di Chiesa. E il tributo che la sua Cuneo gli offrirà nel funerale di domani (ore 15,30 in Duomo) non sarà solo un formale riconoscimento a una personalità, ma un sentito grazie per tutto quanto don Aldo ha fatto per la sua città, il suo Paese e per chi aveva bisogno in Italia e nel Sud del mondo.

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Riassumere in poche righe chi è stato don Benevelli non è semplice. Nato a Monforte d’Alba il 29 dicembre 1923, fin da giovane milita nell’Azione Cattolica. Questo, già di per sé, lo mette in contrasto con il regime fascista. Quel regime che, però, in Provincia di Cuneo non riuscirà mai ad attecchire. Non è un caso che proprio nella Granda, subito dopo l’8 settembre 1943, la Resistenza prende forma velocemente. Nelle valli e nella pianura operano diverse formazioni. Alcune di ispirazione cattolica, altre nate da reparti militari sbandati, molte legate a Giustizia e Libertà. Aldo Benevelli si unisce ai partigiani e diventa responsabile del Servizio X delle Divisioni Rinnovamento guidate dal capitano Piero Cosa e dall’avvocato Dino Giacosa. Catturato dai nazisti, subisce le torture della Gestapo e delle Brigate Nere, ma riesce a sopravvivere e a partecipare alla presa della città di Cuneo.

Con la Liberazione, partecipa all’uscita del primo numero del settimanale cattolico cuneese «La Guida» e da allora fa parte della redazione, anche come vicedirettore. Ma Benevelli sente che il suo posto non è in una redazione. La violenza e l’odio subiti da lui e dalla sua gente gli fanno maturare una profonda vocazione. Il 27 giugno 1948 è ordinato sacerdote e inizia l’insegnamento all’istituto Bonelli, poi al Grandis a Cuneo.

Don Aldo però è uno di quei preti da battaglia che non si fermano mai. Sospinto dal vento di rinnovamento del Concilio Vaticano II, nel 1971 dà vita alla Caritas diocesana di Cuneo e svolge attività sociale nelle carceri di Cuneo e Fossano, apre corsi di alfabetismo per i detenuti, promuove scuole serali per lavoratori, la mensa degli operai, colonie montane e marine per i ragazzi di famiglie povere.

Don Aldo e la carovana della pace Cuneo-Boves

Don Aldo e la carovana della pace Cuneo-Boves

Sente anche forte il richiamo dei Paesi del Sud del mondo. La solidarietà non può essere limitata all’Italia, ma deve varcare i confini e raggiungere chi ha bisogno. Nel 1966 fonda la Lvia, associazione internazionale volontari laici, che in oltre 50 anni ha realizzato interventi e progetti in una dozzina di Paesi, in Sud America, Africa ed Europa. Negli anni Lvia cresce. Oggi è una realtà presente in 10 Paesi africani con 25 volontari espatriati e più di 200 operatori locali. L’impegno dell’organizzazione ha permesso di garantire acqua e salute, sviluppo agropastorale, di rafforzare le competenze professionali e la piccola imprenditoria, di migliorare la qualità dell’ambiente e le dinamiche di partecipazione della società civile a beneficio di milioni di persone. Questa esperienza ha anche forti ricadute in Italia dove i volontari offrono occasioni di formazione all’intercultura e di volontariato.

«Come logiche conseguenze del suo coraggioso impegno civico nella Resistenza e della sua profondissima fede cristiana – ha ricordato Enzo Elia, attuale Presidente di Lvia – nacquero da don Aldo moltissimi frutti tra cui l’associazione Lvia. Essa nacque dal volontariato di alcuni giovani che cinquant’anni fa don Aldo seppe convogliare nella costruzione di una delle prime ong di area cattolica finalizzata alla solidarietà e cooperazione internazionale attraverso la realizzazione di concreti progetti di sviluppo. Una piccola ma solida risposta concreta come servizio di pace alla grande chiamata che proprio cinquant’anni fa fece Paolo VI con la Populorum Progressio».

Don Benevelli non scorda però mai il suo passato di partigiano. Ma lo declina in una attenzione alla pace e ai valori democratici. Nel 1980, per affrontare la drammatica situazione della formazione ai problemi del Terzo mondo, fonda l’Università Internazionale della Pace «Giorgio La Pira». Fra i tanti altri progetti, è anche ideatore e organizzatore della Carovana della Pace da Cuneo a Boves (Paese che, come Marzabotto, subì la furia dei nazisti).

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