L’Etiopia ha nominato un nuovo presidente della regione del Tigray una settimana dopo che il parlamento ha votato per rimuovere l’esecutivo «ribelle». La nomina di Mulu Nega è stata annunciata dal premier Abiy Ahmed tramite Twitter. Sostituisce Debretsion Gebremichael, l’attuale presidente che guida la rivolta contro l’esercito federale.
Nel frattempo, Amnesty International ha confermato che decine di civili sono stati uccisi in «un massacro» nel Tigray, che i testimoni hanno attribuito alle forze che appoggiano il partito al governo locale.
Il «massacro», avvenuto nella citta di Mai-Kadra, è il primo incidente che coinvolge vittime civili nel conflitto tra il partito al governo regionale, il Fronte di liberazione popolare del Tigray (Tplf), e il governo del primo ministro Abiy Ahmed.
Decine, e probabilmente centinaia, di persone sono state accoltellate o uccise a colpi di arma da fuoco, la notte del 9 novembre. Amnesty ha detto di avere «fotografie e video raccapriccianti verificati digitalmente di corpi sparsi per la città o trasportati in barella».
Abiy ha ordinato operazioni militari nel Tigray il 4 novembre, dicendo che erano state provocate da un attacco del Tplf ai campi militari federali. Affermazione che il governo di Macallè nega.
Da allora la regione è stata sottoposta a un blackout delle comunicazioni, rendendo difficile la verifica delle rivendicazioni concorrenti sul campo.
Abiy ha detto giovedì che il suo esercito ha fatto grandi progressi nel Tigray occidentale.
Migliaia di etiopi sono fuggiti attraverso il confine nel vicino Sudan e le Nazioni Unite lanciano l’allarme per una crisi umanitaria nel Tigray.
Sulla crisi politico-militare ascolta l’intervista al professor Uoldelul Chelati Dirar, docente di Storia e Istituzioni dell’Africa all’Università di Macerata a cura di Marco Trovato, direttore editoriale di Africa Rivista.