Anche il Malawi ha legalizzato la marijuana, seguendo l’esempio di Lesotho, Sudafrica, Zambia e Zimbabwe che hanno già cambiato le loro normative aprendo alla coltivazione della cannabis.
Secondo una stima della banca Barclays, il mercato globale della cannabis medica è attualmente stimato in 150 miliardi di dollari (135 miliardi di euro) e potrebbe raggiungere i 272 miliardi di dollari nel 2028. Un affare ghiotto per economie in crisi come quelle dell’Africa australe.
Il Parlamento di Lilongwe ha approvato una normativa che permette la coltivazione, la vendita e l’esportazione di cannabis. Questa apertura però non è stata accompagnata da una liberalizzazione dell’uso personale dello stupefacente, che rimane illegale. La legalizzazione è stata varata solo per la fabbricazione di medicinali e fibre di canapa, che vengono utilizzate per produrre vestiti, biocarburanti, carta e altri prodotti. La vendita di cannabis potrebbe integrare il commercio del tabacco, dal quale il Malawi è tuttora fortemente dipendente.
La legalizzazione è stata approvata anche dallo Zambia: da essa il governo di Lusaka spera di ottenere risorse per ripianare il grave deficit fiscale e un crescente debito. Peter Sinkamba, presidente del Partito verde dell’opposizione dello Zambia, che dal 2013 sostiene l’esportazione di cannabis, ha dichiarato al sito Africanews.com che la legalizzazione potrebbe portare nelle casse fino a 36 miliardi di dollari all’anno. Una manna per le disastrate finanze zambiane. Il governo ha ordinato al ministero della Salute di gestire il rilascio delle necessarie licenze mentre un comitato tecnico composto da ministri di una serie di dipartimenti ha elaborato le linee guida.
Nel 2019, anche la Corte costituzionale sudafricana ha aperto una crepa nel divieto dell’uso e del consumo di droghe. I magistrati hanno infatti stabilito che l’uso privato della marijuana non è un reato. «Non sarà reato per una persona adulta usare o essere in possesso di cannabis nello spazio privato», ha detto Raymond Zondo, Deputy Chief Justice del Sudafrica. Di fatto aprendo all’uso personale della marijuana.
Sempre nel 2019, il ministero della Salute dello Zimbabwe ha emesso nuovi regolamenti, consentendo alle persone e alle aziende di coltivare marijuana. Gli zimbabwani sono ora in grado di richiedere licenze per coltivare cannabis a scopi medici e di ricerca. Le licenze quinquennali, rinnovabili, consentiranno ai coltivatori di possedere, trasportare e vendere cannabis fresca e secca e olio di cannabis.
Il Lesotho è invece stato l’apripista della legalizzazione. Nel 2017 è diventato il primo Paese africano a consentire la coltivazione di cannabis a scopi medicinali. Il viceministro della Sanità Manthabiseng Phohleli ha dichiarato all’Afp che la legalizzazione della cannabis rappresenta «un’enorme opportunità per il Paese», che vanta 300 giorni di sole l’anno. «Attira gli investitori – ha detto –. Finora abbiamo una decina di aziende che operano sul territorio. offrendo lavoro alla nostra gente». Interamente circondato dal Sudafrica, il Lesotho è anche uno dei Paesi più poveri del mondo, 159° su 189 nell’Indice delle Nazioni Unite per lo sviluppo umano. Il governo vende a 30mila euro una licenza di un anno per coltivare cannabis.
L’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine stima che il 70% della marijuana consumata in Sudafrica sia coltivata nel Lesotho, facendo della cannabis la terza fonte di entrate del piccolo Paese.