Di Maria Scaffidi
A fronte di una trentina di visite di alti funzionari statunitensi in Africa, nei primi tre mesi del 2023, poco dopo il vertice Usa-Africa di dicembre, la Cina sta proseguendo a tessere a sua volta la tela diplomatica nel continente. Ma è lo stile che è diverso, sostiene in una sua analisi Semafor Africa.
L’analisi, firmata da Yinka Adegoke, prende spunto dal viaggio in Cina del presidente eritreo Isaias Afewerki, non invitato al vertice di dicembre perché l’Eritrea non ha relazioni diplomatiche con Washington.
Secondo Semafor, Isaias si è presentato a Pechino con poco preavviso ma ciononostante il presidente cinese Xi Jinping gli ha steso il tappeto rosso. E lo stesso, prosegue Adegoke, era successo poche settimane prima con il presidente del Gabon Ali Bongo Ondimba.
Questa settimana inoltre Pechino ospiterà il presidente della Repubblica democratica del Congo, Felix Tshisekedi.
“Questi tre Paesi sono molto diversi per dimensioni, opportunità economiche, sistema di governo e utilità strategica – sottolinea Semafor – ma una cosa che gli osservatori hanno notato da tempo è il modo in cui la seconda economia mondiale sembra trattare anche il più piccolo Paese africano”. In altre parole, che si tratti dell’Eritrea, del Gabon o del Congo, l’accoglienza è da pari a pari, anche se solo per una foto di rito. “Non ci sono discussioni sulla governance o sulla leadership – conclude Semafor – non è un approccio che un tipico presidente americano potrebbe replicare facilmente, e questo fa parte della sfida che gli Stati Uniti devono affrontare nel continente. Ma questo non significa che gli Stati Uniti non debbano provarci”.