La crescita della popolazione africana pare inarrestabile. Il tasso record di maternità da risorsa diventa problema. Per questo è cruciale promuovere una cultura della pianificazione familiare
La popolazione dell’Africa – stimata oggi in circa un miliardo e 200 milioni di persone – è destinata a raddoppiare entro il 2050. Merito dell’eccezionale fertilità delle donne del continente, che mettono al mondo in media 4,6 bambini (2,1 è il tasso che assicura il ricambio generazionale). Se concentriamo la nostra attenzione sulle regioni saheliane e subsahariane, il tasso appare ancora più marcato. In Niger e Mali ogni donna ha in media 7 figli (assai di più sono le maternità, ma anche il tasso di mortalità neonatale è scandalosamente elevato); in Uganda e Zambia, 6,5; in Malawi e Burkina Faso, 6. A questi ritmi, più che doppi rispetto alla media mondiale e in controtendenza con l’Occidente, dove la popolazione diminuisce e invecchia, nel 2050 sarà africano un abitante della Terra su quattro. E nel 2100 un abitante su tre avrà la pelle nera.
Il boom demografico africano sta lentamente compensando lo svuotamento del continente operato dalla tratta degli schiavi, quando decine di milioni di giovani furono strappati con la forza dalle loro terre. Non a caso, ancora oggi, in rapporto alle sue dimensioni, l’Africa resta un continente largamente sottopopolato (33 abitanti per kmq) e con potenzialità di sviluppo enormi (vanta il 60% delle terre coltivabili e il 65% delle risorse naturali non ancora sfruttate del pianeta).
SFIDE CRUCIALI
La demografia è un problema. Molti Paesi non riescono a far fronte alle crescenti spese per l’educazione e l’assistenza sanitaria. E benché l’economia del continente mostri segnali positivi da almeno quindici anni, la crescita del Pil non è sufficiente né equamente distribuita per soddisfare le esigenze dei suoi numerosi e giovanissimi figli (l’età media degli africani è di 19 anni, contro i 45 anni dell’Italia). Ogni anno in Africa vengono creati 3 milioni di nuovi posti di lavoro, ma i ragazzi e le ragazze in cerca di un impiego sono quattro volte di più. La disoccupazione e la mancanza di prospettive alimentano il fenomeno migratorio.
Le sfide cruciali per il futuro del continente sono molteplici: la stabilità e la pace, la lotta alle povertà e alle sperequazioni sociali, l’accesso all’acqua e alla sanità, il contrasto alla corruzione, colossali investimenti per comunicazioni, trasporti ed energia rinnovabile, lo sviluppo dell’agricoltura e dell’industria (irrisorio il settore manifatturiero e della trasformazione). Ma nemmeno la bomba demografica può essere ignorata.
OSTACOLI RELIGIOSI E CULTURALI
In vaste parti dell’Africa è diffusa la convinzione che una famiglia numerosa sia una garanzia per il futuro, specie in tempi di crisi. Il gran numero di maternità pro capite è favorito dai matrimoni precoci, che allungano l’età fertile, ma anche dal mancato accesso ai metodi di pianificazione familiare da parte delle donne nonché dalla riluttanza all’uso dei metodi contraccettivi per motivi religiosi (leggi: confessioni cristiane e islam – anche se in molti casi si verifica, sul campo, la distanza tra la pratica e il discorso ufficiale) e soprattutto culturali. Gli Obiettivi di sviluppo sostenibile indicati dall’Onu auspicano un tasso di maternità per l’Africa non superiore al 3,5: la metà di quello attuale in larghe aeree del continente. Se l’attuale dinamica demografica non cambierà, sarà difficile conciliare lo sviluppo economico con quello sociale delle nuove generazioni. Perché le ricchezze create saranno assorbite da un numero crescente di bocche da sfamare. E perché i cambiamenti climatici in atto e l’instabilità politica acuiranno i problemi.
Come favorire la paternità/maternità responsabile in Africa? L’informazione e l’educazione restano snodi fondamentali. Come l’emancipazione delle donne. I tentativi di controllo delle nascite in forma dirigistica se non coatta – vedasi il caso cinese – sono evidentemente da non ripetersi. In Africa qualcosa comincia a muoversi. In Ruanda è in atto da diversi anni un programma di sterilizzazione maschile su base volontaria, e altri Paesi sembrano decisi ad allargare l’accesso alla pianificazione familiare. I risultati finora sono però generalmente al di sotto delle attese. La questione demografica dovrebbe entrare con maggior risolutezza nelle agende dei governanti e di chi ha a cuore i destini di questo continente. Per i genitori, i figli sono una benedizione. Purché abbiano la possibilità di offrire loro un futuro.
(Marco Trovato)