La vicenda della Catalogna non è così lontana dall’Africa come potrebbe apparire ad una prima analisi. Si pensi, solo per citare qualche caso, alla parte anglofona del Camerun, o al Biafra che oggi torna a chiedere di separarsi dalla Nigeria dopo che negli anni sessanta fu protagonista di una terribile guerra. L’Africa, dunque, è piena di rivendicazioni autonomiste o addirittura di indipendenza. In passato erano una sorta di tabù perché i confini africani erano intoccabili. Erano il frutto degli equilibri tra le potenze coloniali ed erano anche il prodotto della seconda guerra mondiale e degli equilibri, segnati dalla guerra fredda, tra le due grandi potenze.
Quel tabù è stato infranto prima nel 1993 con il referendum che diede l’indipendenza all’Eritrea, e poi nel 2011 con il Referendum con il quale il Sud Sudan fece secessione dal Sudan. Questi due casi sono poi finiti male: l’Eritrea è una tremenda dittatura e il Sud Sudan è attraversato da una guerra civile che ha praticamente bloccato qualsiasi speranza nel futuro.
Ma paradossalmente quei due casi erano qualcosa di molto più serio di quello della Catalogna. Innanzi tutto perché i due referendum che portarono l’indipendenza ad Eritrea e Sud Sudan furono realmente partecipati in massa dalla popolazione. E l’indipendenza fu votata in massa. Non c’erano dubbi: il popolo si era espressa e l’indipendenza era il volere chiaro del popolo.
Nel caso della Catalogna non è così. Il presidente Puigdemont ha dichiarato l’indipendenza con un referendum inesistente, poco più che una grande manifestazione. Inoltre i risultati non mostrano affatto che chi ha votato è la maggioranza della popolazione. Anzi, una consultazione precedente aveva addirittura visto sconfitta l’ipotesi della secessione.
Dunque la Catalogna è stata dichiarata indipendente in seguito al volere di una parte, certamente consistente della popolazione, ma molto probabilmente non la maggioranza. Forse i dirigenti catalani non hanno tenuto presente che così possono procurare danni non solo al loro popolo e alla Spagna ma anche in varie altre parti del mondo che potrebbero prendere il loro caso ad esempio per lanciarsi in lotte inutili e addirittura controproducenti.
Insomma la democrazia (che da questo blog viene spesso invocata anche per l’Africa) vuol dire che le maggioranze sono importanti, vuol dire che le decisioni si prendono a maggioranza. E a volte non basta nemmeno la maggioranza semplice per prendere decisioni importanti, ci vogliono maggioranze qualificate. Insomma la Catalogna non sta dando un buon esempio di democrazia. Molte situazioni africane potrebbero riferisi proprio al caso catalano, anche quando non sono casi eclatanti come il SudSudan e l’Eritrea.
(Raffaele Masto – Buongiorno Africa)