L’influenza cinese in Africa, politica, economica, ma anche di “soft power”, appare oggi inarrestabile. Questa l’opinione di Evariste Ngarlem Tolde, economista ciadiano e ricercatore all’Università di N’djamena, secondo cui la recente visita del presidente americano Barack Obama in Kenya ed Etiopia dimostra che le potenze mondiali sono impegnate oggi in una nuova spartizione dell’Africa (scramble for Africa).
“La Cina influenza le politiche dei suoi partner africani”
“La Cina è diventata molto potente e indirettamente influenza le politiche dei suoi partner africani”, ha detto Tolde all’agenzia di stampa Anadolou. Secondo l’analista, la Cina “è stata capace di occupare un posto ignorato dall’Occidente”, portando quindi ad esempio la crisi in corso in Sud Sudan, dove Pechino si è presentato come un mediatore tra le parti nel conflitto in quanto principale investitore nell’industria petrolifera locale.
Scambi Cina Africa +30% Secondo la Banca mondiale, i rapporti commerciali tra Cina e Africa hanno registrato una crescita straordinaria, con un aumento del 30% annuo, negli ultimi anni, nell’interscambio, che nel 2014 ha raggiunto la cifra record di 222 miliardi di dollari. A partire dal 2012, la Cina ha inoltre concesso prestiti per complessivi 30 miliardi di dollari, a sostegno di progetti di sviluppo in diversi settori, dalle infrastrutture all’agricoltura al manifatturiero, fino allo sviluppo di piccole e medie imprese.
I numeri del Dragone in Africa
Ad oggi, la Cina è impegnata in oltre 1.000 progetti in Africa, con più di 2.500 imprese cinesi coinvolte in oltre 50 Stati africani. Tra i vari progetti, spicca la rete ferroviaria da 2.233 chilometri, insieme a 3.530 chilometri di strada, che Pechino sta costruendo in Kenya per collegare i Paesi del Corno d’Africa.
Le armi come strumento di relazione
La Cina ha anche cominciato a investire in Africa dal punto di vista militare: “La Cina è il partner scelto dai Paesi africani in conflitto, molti dei quali acquistano armi dalla Cina”, ha detto l’analista, portando ad esempio la Repubblica democratica del Congo e la Repubblica Centrafrica.
Il veicolo culturale
Ma Pechino è anche impegnato in diverse operazioni di pace, con 2.664 peacekeeper impegnati nel continente, dal Mali al Sud Sudan. E la presenza cinese in Africa non si limita al settore economico: Pechino ha infatti usato il settore dell’istruzione per radicare la propria presenza nel continente. Secondo l’agenzia di stampa Xinhua, l’Istituto Confucio, che promuove la conoscenza della lingua e della cultura cinese, è presente in oltre 22 Paesi africani e Pechino concede borse di studio a migliaia di studenti del continente. “Attraverso queste politiche, la Cina è riuscita a imporre il proprio dominio politico ed economico che torna utile ai suoi interessi – ha sottolineato Tolde – la Cina ha lentamente reso i governanti africani dipendenti dal nuovo capo”. Rimane il fatto che è stata la Cina ad aprire all’Africa il mercato globale, e “a questo punto non intende fermarsi”.
(04/08/2015 Fonte: RaiNews24)