Nell’Africa occidentale crescono le rimesse degli immigrati. Dai 340mila euro registrati nel 1994 si è passati agli attuali 2,8 miliardi di euro. A sostenerlo uno studio della Banque Centrale des Etats de l’Afrique de l’Ouest (Beceao) che ha analizzato l’impatto macroeconomico delle rimesse nell’Unione economica e monetaria dell’Africa occidentale (Uemoa). Il Paese che ne beneficia maggiormente è il Senegal che riceve il 43,7% dell’ammontare totale dei fondi, seguito da Mali (17,5%) e Costa d’Avorio (11,2%). Senegal, Mali e Costa d’Avorio drenano insieme l’81,7% di questi fondi. La quota delle rimesse rappresenta, in media, 25,5% dei finanziamenti provenienti dall’estero contro il 18% degli investimenti esteri diretti e il 56,5% dell’aiuto pubblico allo sviluppo.
Nel 2013, la quota dei trasferimenti orientati verso i Paesi del mondo in via di sviluppo ammontava a circa 400 miliardi di euro, di cui solo il 7,9% è diretto verso l’Africa subsahariana. Il tasso medio di crescita annuale delle rimesse verso l’Africa è stato però del 10,9% nel decennio 2003-2013.
Ma come vengono impiegati le rimesse? Secondo lo studio, i fondi vengono diretti ai consumi delle famiglie (54,6%), a investimenti nel settore immobiliare (15,8%), alle spese per educazione e salute (6,4% e 3,4%) e ad altri investimenti (5,5%).
Per facilitare l’afflusso dei fondi migranti e per renderli un elemento fondamentale per lo sviluppo dei Paesi del Uemoa, la Bceao sostiene che sia necessario incoraggiare il sistema finanziario e gli operatori coinvolti nell’attività delle rimesse a ridurre i costi di transazione. Costi che sono ancora molto elevati e, scoraggiando l’utilizzo delle reti ufficiali, alimentano le vie informali di trasferimento che sono anche le più rischiose.