Più di 10,5 milioni di persone in Burkina Faso, Mali, Niger e Mauritania rischiano di soffrire la fame durante l’imminente stagione di magra in un contesto di crisi alimentare esacerbato dai conflitti. A lanciare l’allarme il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) tramite un report pubblicato oggi nel quale viene precisato che almeno 2 milioni di persone sono sfollate nei quattro Paesi a causa dell’insicurezza.
“Già indebolite, le popolazioni diventano estremamente vulnerabili quando sono costrette a spostarsi. Senza accesso alla terra per le attività agricole o di allevamento, intere comunità dipendono dagli aiuti per la sopravvivenza, in particolare per il cibo e l’acqua”, si legge nel documento.
La situazione è particolarmente preoccupante per i milioni di persone della regione che rimangono in aree inaccessibili alle organizzazioni umanitarie a causa dell’insicurezza imperante, nota il Cicr aggiungendo che alcune popolazioni, in particolare in Burkina Faso nelle città di Pama, Mansila, Kelbo, Madjoari e Djibo, “stanno affrontando situazioni drammatiche”. Confinati in spazi sempre più piccoli e impossibilitati a fuggire, si trovano ad affrontare da soli una grave crisi alimentare.
“La violenza nel Sahel non solo aggrava l’insicurezza alimentare, ma spesso ne è la causa. La situazione è critica e la stagione di magra potrebbe essere catastrofica se non si compie uno sforzo concertato per aiutare i milioni di persone colpite”, ha dichiarato Patrick Youssef, direttore del Cicr per l’Africa.
Influenzata negativamente dai cambiamenti climatici, la regione sta anche vivendo la peggiore siccità degli ultimi decenni. I deficit record di precipitazioni – paragonabili alla grande siccità del 2011 che ha causato migliaia di morti – hanno portato a un forte calo della produzione agricola.
Il Comitato precisa che Niger e Mauritania hanno prodotto il 40 per cento di cibo in meno rispetto alla media degli ultimi cinque anni, mentre il Mali ha registrato un calo del 15% e il Burkina Faso del 10%. Anche la Mauritania ha registrato una diminuzione dell’80% nella produzione di biomassa nelle aree colpite da incendi e siccità.