Africa Orientale: piogge e inondazioni, ora arriva il peggio

di claudia
inondazioni in kenya

Dopo oltre 350 morti, centinaia di migliaia di sfollati e decine di dispersi, dopo milioni di dollari di danni e settimane sotto una pioggia torrenziale che sembra, in alcune zone, non finire mai, Kenya e Tanzania si preparano al peggio: oggi è previsto l’arrivo del ciclone Hidaya, che secondo una nota stampa di ieri sera diffusa dall’ufficio del presidente keniano William Ruto “porterà piogge, grandi onde e venti forti che potrebbero influenzare le attività marittime nell’Oceano indiano” interessando in particolare la regione costiera.

In Kenya, il conteggio delle vittime causate dalle alluvioni innescatesi per via delle forti piogge è salito ieri a 188 persone e si prevede che anche la vicina Tanzania, dove almeno 155 persone sono morte a causa di inondazioni e smottamenti, risentirà della forza del ciclone: “Si prevede che il ciclone Hidaya avrà un impatto sulle condizioni meteorologiche del Paese, in particolare con forti piogge e forti venti in alcune regioni vicine all’Oceano Indiano” ha scritto su X la Croce Rossa tanzaniana.

Nairobi, la capitale del Kenya, è tra i territori dove si prevede forti piogge nei prossimi due giorni. Dall’inizio della stagione delle piogge in Kenya, le forti piogge, amplificate dal fenomeno meteorologico El Nino, hanno causato inondazioni devastanti, portando alla distruzione di strade, ponti e altre infrastrutture: Nell’episodio più tragico, decine di persone sono morte nella notte tra domenica e lunedì quando una diga naturale nel centro del Paese è crollata sotto l’effetto della pioggia accumulata. Due giorni fa un centinaio di turisti sono rimasti bloccati da un fiume in piena nella famosa riserva nazionale del Masai Mara: i ervizi di emergenza hanno evacuato 90 persone via terra e via aerea da questa riserva e l’area rimane al momento inaccessibile a causa della distruzione dei ponti.

In un comunicato diffuso ieri sera, il ministero dell’Interno di Nairobi ha ordinato a chiunque viva vicino a grandi fiumi o vicino a una delle 178 “dighe o bacini artificiali pieni o quasi pieni d’acqua” di lasciare l’area entro 24 ore, avvertendo che altrimenti si troveranno ad affrontare “l’evacuazione obbligatoria per la loro sicurezza”. 

Foto di repertorio

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