Africa orientale – Stretta sui social network e sul Web

di Enrico Casale
social media

Il Kenya ha approvato una legge per punire la diffusione di «false informazioni». La norma prevede pene severissime che vanno da multe di 50mila euro fino a due anni di carcere. I legislatori vogliono, almeno nelle intenzioni, impedire la pubblicazione «false» informazioni, l’uso improprio del Web, il cyber bullismo, i cyber crimes. In realtà, questa norma colpisce in modo durissimo il giornalismo. Il Comitato per proteggere i giornalisti aveva invitato il presidente Uhuru Kenyatta a respingere il disegno di legge e obbligare il Parlamento a rimuovere clausole che  violano la libertà di stampa e la libertà di espressione.  La legge, secondo i giornalisti, «può essere vittime di abusi da autorità statali e può ridurre libertà dei media». Il presidente Kenyatta ha dichiarato che la nuova legge fornisce una base legale per perseguire i crimini informatici, tra cui la pedopornografia, la frode informatica e il furto di identità. La legge punisce però anche le «interferenze non autorizzate» con pene che vanno dai 100mila euro ai cinque anni di carcere se minacciano la sicurezza nazionale o si traducono in perdite finanziarie.

La stretta sui media riguarda anche la Tanzania e l’Uganda. In Tanzania, le autorità hanno recentemente pubblicato nuovi regolamenti che impongono ai blogger di pagare 920 euro per poter pubblicare contenuti online. In Uganda, il governo del presidente Yoweri Museveni sta progettando una tassa sui «social media» , Facebook e WhatsApp in particolare, sostenendo che le entrate raccolte potrebbero il Paese. Il rischio è una sempre maggiore stretta sulla libertà di espressione.

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