Sono nove, compresi alcuni esponenti della diaspora, le personalità africane che quest’anno sono state inserite da Time nella sua lista delle 100 persone più influenti a livello globale. Un dato reso ancor più significativo se si considera poi che all’interno di questo gruppo quasi la metà sono donne (quattro su nove) e che diversi rientrano nella categoria Innovators (una delle sei che compone la lista di Time).
Tra le donne c’è la “quasi scontata” presenza della nigeriana Ngozi Okonjo-Iweala, direttrice generale dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) che nella sezione Leaders della classifica siede accanto a nomi come Joe Biden, Xi Jinping e il presidente del consiglio italiano Mario Draghi.
La cantautrice Angelique Kidjo (Benin), quattro volte vincitrice del Grammy Award, spicca nella categoria Titans e viene definita da Time la Premier Diva d’Africa. Chiudono la presenza femminile africana la keniana Phyllis Omido e l’etiope Sara Menker. Omido è nota per il suo impegno a difesa dell’ambiente ed stata da alcuni definita la “Erin Brockovich” dell’Africa orientale per aver vinto una battaglia giudiziaria conclusasi con un maxi risarcimento per gli abitanti di una baraccopoli di Mombasa interessata dall’inquinamento prodotto da una fabbrica. Nella lista di Time, Omido è stata inserita nella categoria Pioneers. Sara Menker, lista Innovators, è un’imprenditrice a capo della Gro Intelligence, società che ha sviluppato la più ampia piattaforma dati al mondo dedicata all’agricoltura; Menker fa anche parte del Mandela Institute for Development Studies ed è stata eletta tra i giovani leader al World Economic Forum.
Passando agli uomini, spicca la presenza del senegalese Felwine Sarr (categoria Pioneers). Economista di formazione, 49 anni, Sarr viene considerato uno dei più autorevoli intellettuali contemporanei africani. Assieme al camerunense Achille Mbembe ha fondato gli “Ateliers de la Pensée” per la riflessione e il dibattito sull’Africa contemporanea. Autore dei libri “Afrotopia” e “Un’economia indisciplinata”, dal 2018 è impegnato con la storica dell’arte francese Bénédicte Savoy (anche lei citata da Time) alla guida di una commissione – voluta dal presidente francese Emmanuel Macron – che sta indagando sullo stato del patrimonio culturale africano presente nei musei statali francesi, ovvero sui beni culturali trafugati durante il periodo coloniale, di cui i governi africani reclamano da tempo la restituzione.
Dal Senegal di Sarr si passa quindi al Camerun di John Nkengasong (categoria Innovators): virologo di fama internazionale, da direttore dell’Africa Centres for Disease Control and Prevention, Nkengasong si è trovato a gestire la pandemia di covid-19 e ha giocato un ruolo fondamentale nella risposta africana all’emergenza sanitaria.
Un’altra presenza quasi scontata (anche lui nella categoria Innovators) è poi quella del sudafricano naturalizzato statunitense Elon Musk, miliardario fondatore di Tesla e SpaceX che proprio quest’anno ha inviato in orbita un equipaggio civile aprendo la strada al turismo spaziale.
Chiudono la lista, entrambi nella categoria Artists, due attori figli della diaspora africana. L’ugandese-britannico Daniel Kaluuya e il francese, figlio di genitori originari di Mauritania e Senegal, Omar Sy. Kaluuya è reduce da diversi riconoscimenti, tra cui un Academy Award, per il suo ruolo nel film “Judas and the black Messiah”. Omar Sy, da tempo affermato, ha rinfrescato la sua popolarità interpretando la serie Lupin per Netflix.