di Marta Sachy
Sono sempre più numerosi i cittadini italiani di origine africana che decidono di impegnarsi in politica, a livello nazionale e locale, per rappresentare le istanze di chi non ha voce e cercare di migliorare la società in cui viviamo
Le elezioni del 25 settembre hanno fatto emergere in alcuni afrodiscendenti, e non, una certa attenzione a quello che potrà avvenire nella socialità italiana. In tanti – e almeno in me – è sorta la domanda: come cambieranno le politiche migratorie con il nuovo governo di destra? E la legge sulla cittadinanza? Ci saranno conseguenze per i cittadini di origine straniera? Gli afroitaliani non sono destinati a dover subire le scelte dei governanti, anche perché alcuni di loro hanno deciso di impegnarsi attivamente in politica.
Tra i pionieri citiamo Jean-Léonard Touadi, originario della Repubblica del Congo, eletto nel 2008 alla camera dei deputati, come indipendente del PD, e Cécile Kyenge, nata nella Repubblica Democratica del Congo, nominata ministra dell’integrazione del governo Letta nel 2013-14. Ricorderete poi tutti Toni Iwobi, primo senatore di origine africana, che a queste elezioni non è stato ricandidato dalla Lega. Veniamo ad oggi…
Alle ultime elezioni nazionali Aboubakar Soumahoro (foto d’apertura), sindacalista italo-ivoriano presentato dalla lista Alleanza Verdi-Sinistra nel collegio di Modena, è stato eletto e continuerà alla Camera la sua lotta in difesa di invisibili, braccianti e altre categorie vulnerabili. Anche Ouidad Bakkali, 36 anni, esponente del Pd, è ora deputata in Parlamento. Nata in Marocco, ma in Italia da quando aveva 2 anni, laureata in Scienze internazionali diplomatiche con laurea magistrale in Cooperazione internazionale, ha ottenuto la cittadinanza a 22 anni. Assessore per due mandati al Comune di Ravenna, poi alla guida del Consiglio comunale, ha trascorso 10 anni nelle amministrazioni pubbliche.
A livello amministrativo gli esponenti politici di origine africana sono numerosi, a partire dalle storiche presenze di Antonella Moro Bundu, classe 1969, di padre sierraleonese e madre toscana, che siede nel Consiglio comunale di Firenze, e di Diye Ndiaye (1970), antropologa di origini senegalesi, collaboratrice della ong Cospe, assessora nel Comune di Scandicci (Firenze) dal 2014.
Alle ultime amministrative sono stati eletti: Sefaf Siid Negash Idris, di origini eritree, in Italia dal 1999 per studiare, consigliere comunale a Bologna dal 2021 – il più votato della lista civica di Matteo Lepore. Ha fondato l’Associazione Next Generation Italy, che promuove l’inclusione delle nuove generazioni e il diritto all’accesso al digitale per bambini e adolescenti.
Veronica Atitsogbe è stata la più votata della lista di Damiano Tommasi ed è ora consigliera comunale a Verona. 28 anni, origini togolesi, grazie alla cittadinanza italiana ha potuto fare un Erasmus in Spagna, uno stage come mediatrice culturale e poi lavorare come assistente amministrativa in Prefettura a Verona. È fondatrice dell’associazione AfroVeronesi.
SiMohamed Kaabour (1981), nato a Casablanca, genovese dall’età di 10 anni. Presidente del Coordinamento nazionale delle nuove generazioni italiane dal 2017, è docente di arabo e di educazione civica al Liceo linguistico internazionale di Genova. È entrato in Consiglio comunale alle ultime amministrative del capoluogo ligure: primo cittadino immigrato a sedere in “aula rossa”.
A loro si aggiungono altri politici afroitaliani millennials che siedono in palazzi delle istituzioni locali. Ne cito qualcuno. Awa Guenne (1989), originaria della Costa d’Avorio e bergamasca doc, laureata in Economia e Commercio, è la prima assessora – a Mozzanica — di origine africana della storia di Bergamo e provincia. Lavora come revisore di bilanci alla sede di Bergamo di Deloitte dal 2015. È stata tra le più votate alle elezioni del 2019: terza nelle preferenze. Abdullahi Ahmed Abdullahi, nato a Mogadiscio (Somalia) l’11 ottobre 1988, cittadino italiano dal 2016, è il primo consigliere rifugiato politico che si è seduto ai banchi del Consiglio municipale di Torino. Sbarcato a Lampedusa nel 2008, è finito in un centro di accoglienza della Croce Rossa, dove ha imparato l’italiano e lavorato come mediatore interculturale. Marwa Mahmoud (1984) – consigliera comunale dal 2019 e presidente della Commissione consiliare “Diritti umani, pari opportunità, relazioni internazionali” al Comune di Reggio Emilia – è nata in Egitto e arrivata da piccola in Italia. È impegnata nelle grandi sfide educative e lavorative del mondo femminile, nel dialogo interculturale e interreligioso, nella riforma della cittadinanza, per l’inclusione sociale e culturale delle nuove generazioni.
Non sottovalutiamo il potere che la rappresentanza politica ha nel definire gli atteggiamenti della società. Mi auguro che, vivendo in una democrazia, ognuno si senta doverosamente rappresentato.