di Céline Camoin
Un gruppo di alte personalità africane di alto rango, tra cui il presidente dell’Unione africana Macky Sall, hanno lanciato un “appello urgente” a favore di Haiti in preda all’insicurezza, all’instabilità e alla crisi alimentare. Il 1° gennaio 2023 la prima repubblica nera ha celebrato il 219° anniversario della sua gloriosa indipendenza. “Tuttavia, la Perla delle Antille sta morendo”, scrivono le personalità africane.
“Facciamo questo appello urgente: agiamo ora, con una nuova e genuina benevolenza, qualunque siano i rischi e senza intenzioni geopolitiche individuali. Le popolazioni haitiane sono in pericolo. La storia non sarà clemente con coloro che rimangono inattivi o che scelgono di guardare altrove. Sarebbe non assistenza a un popolo in pericolo”, si legge nell’appello, lanciato su iniziativa di Adama Dieng, ex sottosegretario generale delle Nazioni Unite, consigliere speciale per la prevenzione del genocidio e cancelliere del Tribunale penale internazionale per il Ruanda.
Terra immersa nelle tradizioni africane, Haiti, già soprannominata “Perla delle Antille” è la nazione in cui gli schiavi neri hanno mostrato la più grande resilienza.
I firmatari dell’appello sono 31, tra cui Moussa Faki Mahamat, presidente della Commissione Ua, l’ex presidente nigeriano Goodluck Jonathan, l’ex presidente centrafricana Catherine Samba Panza, lo scrittore Amadou Lamine Sall, l’ex presidente del Mali Alpha Oumar Konaré.
Il testo ricorda che Haiti è stata costretta a pagare un riscatto alla Francia a titolo di risarcimento ai proprietari di schiavi francesi, altrimenti la schiavitù sarebbe stata ripristinata e Haiti invasa.
Nel maggio 2022, il New York Times ha pubblicato una serie di articoli ben studiati intitolati “The Ransom: i miliardi persi di Haiti” che narra questa perfidia. Port-au-Prince ha finora pagato alla Francia fino a 115 miliardi di dollari, una cifra da capogiro per Haiti.
Tormentata e trascurata, installata nell’instabilità, Haiti sembra prossima al naufragio. La situazione della sicurezza è disastrosa. La carestia colpisce quasi cinque milioni di persone. Il 21 dicembre 2022, rivolgendosi al Consiglio di sicurezza, il vice segretario generale delle Nazioni Unite, Amina J. Mohammed, ha ha dichiarato che “Haiti si trova in una crisi sempre più grave, di portata e complessità senza precedenti, il che desta serie preoccupazioni”.
Una delle maggiori sfide è quella di gran parte di Port-au-Prince, una capitale di quasi 3 milioni di persone, è nelle mani di bande. La loro unica motivazione sembra essere finanziaria e criminale. Le bande hanno preso in ostaggio il Paese. La polizia è sopraffatta o complice. L’esercito haitiano, questa memoria non è così lontano, è stato smantellato dalla comunità internazionale negli anni ’90. I soldati smobilitati non sono mai stati adeguatamente reintegrati nella società. La magistratura è moribonda. Ad oggi, la comunità internazionale è stata in grado di finanziare meno del 20% degli attuali bisogni umanitari ad Haiti, mentre nel resto del mondo, miliardi i dollari stanno affluendo generosamente per alleviare altre crisi umanitarie.