In Burundi resiste, ma rischia concretamente di scomparire, una pratica nota come “akazehe”. conosciuta anche come agocoya o, a livello regionale, akayégo o akahibongozo. Potremmo definirla come una sorta di saluto musicale prolungato, tradizionalmente riservato alle donne. La pratica polifonica è comune tra le donne rurali come saluto quotidiano tra amiche o parenti, spesso tra madre e figlia che non si vedono da diverso tempo, indipendentemente dal momento o dall’occasione.
L’akazehe è considerato più un dialogo che una musica; il termine stesso deriva dal verbo kirundi “-zehe,” che significa “chiacchierare.” Anche se intonato, l’akazehe è visto come un discorso, non come un canto. “Akazehe è pieno di amore. Quando saluti qualcuno e lui risponde spontaneamente, riflette affetto reciproco,” spiega ad Africanews una donna, Sylvie.
L’akazehe inizia con un abbraccio, prosegue con un lungo canto dialogico e si conclude con una stretta di mano. È la donna più anziana a dare inizio al saluto. Durante l’incontro, le due donne si avvicinano e, rimanendo dritte, appoggiano un braccio sull’avambraccio o sulla spalla dell’altra. Le teste sono vicine, rivolte nella stessa direzione o in direzioni opposte, ma mai l’una verso l’altra o in contatto visivo.
Quando il canto si conclude le donne possono finalmente guardarsi negli occhi, sorridere, ridere e decidere di salutarsi anche in modo più convenzionale per poi continuare la conversazione.
Secondo diverse fonti l‘akazehe è tuttavia in declino, nonostante il suo valore culturale unico per il Paese. Alcuni studiosi hanno sottolineato il potenziale dell’akazehe nel rafforzare la coesione sociale in Burundi, che si è stabilizzato dopo una lunga guerra civile e disordini politici.
Tra le motivazioni maggiori dell’abbandono di questa pratica troviamo le misure sanitarie, che scoraggiano i contatti non essenziali durante le epidemie. Ma il problema è soprattutto di tipo sociale, non è una pratica che viene promossa a sufficienza tra i giovani che, disertandola, stanno contribuendo alla sua scomparsa. Resistono gli anziani che si sforzano di insegnarlo ai giovani così da garantire la continuità della cultura del Burundi. Uno sforzo di cui si vedranno i frutti solo con il tempo.