Al Festival di Cannes, un film marocchino sulla ricerca della libertà

di claudia

di Annamaria Gallone

Non sono molti i film africani presentati alla 77° edizione del Festival di Cannes (14/25 maggio), ma merita assolutamente il film del regista marocchino Nabil Aiouch il cui merito è quello di raccontare con grande professionalità aspetti inediti della sua terra. I suoi due primi lungometraggi Mecktoub (1998) e ali Zaoua, prince de la rue (2000), hanno rappresentato il Marocco nella corsa per gli Oscar e il secondo ha accumulato tantissimi premi. Nabil ha poi realizzato una commedia musicale Whatever Lola wants (2007) seguito da My land, les chevaux de Dieux.  Ha fatto poi scalpore il suo eccellente e coraggioso MuchLoved, selezionato a Cannes alla Quinzaine des Réalisateurs nel 2015 e torna sulla Croisette in occasione del  Festival di Cannes 2024 con Everybody Loves Touda. La sceneggiatura è scritta insieme alla moglie, Maryam Touzani, anchelei regista di grande sensibilità.

La trama

Touda sogna di diventare una Sheikha, un’artista tradizionale marocchina, che canta l’Aïta, gridando senza vergogna né censura testi di resistenza, amore ed emancipazione, trasmessi da generazioni. Esibendosi ogni sera nei bar della sua piccola cittadina di provincia sotto lo sguardo degli uomini eccitati. Una sera quattro di loro, ubriachi ed eccitati, la stuprano. È l’incipit del film, una scena potente e ad alta intensità. Lei deve sapersi difendere, lottare per la sua indipendenza, rialzarsi quando è a terra e ammaccata, e credere in un futuro migliore. Forse a Casablanca, potrebbe realizzare il suo potenziale artistico e anche iscrivere in una scuola specializzata suo figlio, Yasine, un bambino di nove anni sordomuto, che non ha mai conosciuto suo padre: la relazione tra madre e figlio è di una tenerezza infinita. Touda decide  di lasciare tutto e tutti, il suo amante segreto, un poliziotto sposato, che l’ama e cerca di proteggerla, e la sorella che scrive i testi per i suoi canti. È determinata perché “È il momento di tentare la fortuna”. Lascia per il momento il bimbo dai genitori, poveri contadini, e va verso le luci di Casablanca, Poi la giovane donna tenta l’avventura di andare a Casablanca, dove non conosce nessuno e dove l’aspetta un duro apprendistato nel grande mondo con una serie di esperienze durissime che mettono a dura prova la sua determinazione e la sua dignità.

La protagonista è la fantastica Nisrin Erradi  di cui il regista mette in rilievo tutte le emozioni e la sensualità, la colonna sonora del compositore danese Flemming Nordkrog, accompagna felicemente questo melodramma classico di grande qualità che ancora una volta mette in rilievo la tematica preferita di Aiouch, il feroce desiderio di libertà soprattutto da parte delle donne, spesso ostacolato dalla società marocchina.

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