Oggi a Kigali, in Ruanda, ha inizio la settima edizione del Mashariki African Film Festival in programma fino al 17 dicembre. Un importante occasione per celebrare il cinema africano “capace di mostrare, sognare e parlare con coraggio per il futuro del continente”. 57 i film selezionati tra i 1000 che hanno presentato la candidatura. Apre la manifestazione “Tug of War” (Vuta N’Kuvute) del regista tanzaniano Amil Shivji
di Annamaria Gallone
A partire dal 7 aprile 1994 Kigali fu uno degli scenari del genocidio perpetrato contro i tutsi causato dal conflitto etnico tra Hutu e Tutsi nel quale rimasero uccise circa un milione di persone di maggioranza Tutsi. Le orribili immagini trasmesse dai media sono ancora nei nostri occhi. In seguito al genocidio dei tutsi è iniziata una riorganizzazione della città nell’ambito del progetto di pacificazione del paese.
Oggi Kigali è una delle città più moderne dell’Africa centrale ricca anche di eventi culturali, come il Mashariki African Film Festival programmato dal 10 al 17 dicembre. Il Festival è stato creato per rispondere a un pubblico cinematografico in rapida crescita e a un collegamento cinematografico molto necessario tra i Paesi africani, i registi, la diaspora africana e i produttori di media internazionali.
Un totale di 57 dei circa mille film presentati, dovrebbero essere proiettati alla prossima settima edizione del Mashariki African Film Festival in programma dal 10 al 17 dicembre, a Kigali. L’annuale festival cinematografico non si è svolto lo scorso anno a causa del divieto di eventi di intrattenimento come misura preventiva per contenere la diffusione del Covid-19. Quest’anno le proiezioni avranno luogo in due modernissime sale cinematografiche, il Kigali Convention Center e il Canal Olympia Cinema a Rebero.
Tra i 1000 film che hanno presentato la loro candidatura, ne sono stati selezionati 57 e il tema scelto è “Tell the Tale“e sono suddivisi in sei categorie: lungometraggi, cortometraggi, documentari, serie TV e web, internazionali e Iziwacu Rwanda (film prodotti in Rwanda e registi ruandesi). Sono stati selezionati sia opere di genere (la grande maggioranza) che d’autore.
Il film scelto per l’apertura sarà Tug of War (Vuta N’Kuvute) del regista tanzaniano Amil Shivji. Si tratta di un adattamento del pluripremiato romanzo swahili di Adam Shafi, ambientato nella Zanzibar degli anni ’50, una storia d’amore sconvolta dalle dure ondate del dominio britannico e dalla lotta militante locale per la liberazione.
Sulle rive del secolare porto commerciale nelle “Isole delle Spezie” dell’Oceano Indiano – sotto il controllo del protettorato britannico e supervisionato dal Sultano dell’Oman – Denge, un giovane rivoluzionario Mswahili, combatte per una Zanzibar libera. Sfuggendo all’implacabile polizia coloniale attraverso i vicoli stretti e le mura fatiscenti di una Stone Town segregata, “De” (Gudrun Columbus Mwanyika) e i suoi compagni importano opuscoli socialisti e distribuiscono traduzioni swahili in tutta l’isola, organizzando rivolte nelle sale da ballo e nei club di espatriati per chiedere autonomia politica. De non sogna nient’altro fino a quando non incontra Yasmin (Ikhlas Gafur Vora), una giovane donna indiana-zanzibariana alla ricerca delle proprie libertà proibite. Dopo essere scappata dal suo matrimonio combinato, Yasmin con De e con la sua generosa amica, Mwajuma (interpretata dalla musicista di Zanzibar Siti Amina) si avventura in comunità separate da arbitrarie categorie razziali britanniche, ma profondamente miste a livello culturale
Rifacendosi a un anticoloniale In the Mood for Love, uno dei pochi film mai girati sull’isola di Zanzibar, e il primo lungometraggio tanzaniano mai proiettato al Festival, l’ultimo film di Amil Shivji cattura le tensioni storiche uniche di un tempo e spazio importanti. Poiché ha luogo meno di una generazione fa dopo la fine della tratta degli schiavi dell’Africa orientale di cui Zanzibar era un fulcro centrale, questo pezzo d’epoca guarda alla fine di mezzo secolo di dominio coloniale sull’arcipelago. Il famoso romanzo di Shafi viene insegnato nelle scuole superiori di tutta la Tanzania ed è scelto per ispirare alle nuove generazioni i sogni per un futuro migliore.
Dichiarano infatti gli organizzatori del Mashariki African Film Festival che il festival celebra il cinema come lingua e cultura, raccontando storie che portano l’Africa come protagonista e mostrando come il cinema africano sia capace di mostrare, sognare e parlare con coraggio per il futuro del continente.