Al via le Olimpiadi, l’Africa – come sempre – c’è

di Valentina Milani

Quelle che prenderanno il via oggi in Giappone sono tra le più travagliate olimpiadi dell’era moderna, rimandate e a causa di una pandemia e sul punto di saltare fino all’ultimo un’altra volta. Le aspettative, seppur con l’incognita dei contagi, sono comunque alte anche per il continente africano.

I Giochi di Rio de Janeiro di quattro anni fa sono stati la spedizione olimpica più vittoriosa della storia dell’Africa con 45 medaglia vinte da 11 paesi. In quell’occasione è stato il Kenya il Paese più vittorioso con 13 medaglie, classificandosi al 15esimo posto assoluto nel medagliere, forte dei successi forte delle vittorie nel fondo e nel mezzofondo. L’asticella per Tokyo è quindi posta molto in alto.

Di sicuro anche quest’anno ci sono diversi atleti provenienti da tutta l’Africa desiderosi di mettersi in mostra, anche se forse nessuno attende l’inizio dei Giochi come la delegazione dei quattro atleti sud sudanesi che dall’autunno del 2019 si allenano in Giappone dove hanno stretto un forte rapporto con la comunità locale.

La novità di questa edizione è che potremmo vedere andare a medaglia atleti africani anche in altre competizioni oltre all’atletica leggera, il nuoto e il calcio, sport in cui le nazioni africane hanno avuto i maggiori successi della loro storia.

Solo per citarne alcuni, ad Atlanta nel 1996 Chioma Ajunwa fece un’impresa vincendo la gara del salto in lungo diventando la prima donna dell’Africa occidentale e la prima nigeriana a vincere una medaglia d’oro nell’atletica leggera. La Nigeria ad Atlanta ottenne la medaglia d’oro anche nel torneo maschile e solo quattro anni dopo fu il Camerun ha primeggiare nel calcio a Sydney. Negli anni seguenti arrivarono altri successi importanti come quelli dell’etiope Kenenisa Bekele nei 5000 e nei 10000 metri a Pechino nel 2008 e del keniano David Rushida negli 800 metri a Londra nel 2012.  A Rio, nel 2016, l’impresa la fecero i sudafricani Wayde Van Niekerk nei 400 metri e Caster Semenya negli 800, tra gli altri.

Quest’anno sono state aggiunte cinque nuove discipline olimpiche, poco tradizionali: il surf, l’arrampicata sportiva, il baseball e il softball, lo skateboard e il karate, a cui partecipano alcuni atleti africani. Tra quelli da segnalare c’è la skater sudafricana Boipelo Awuah, che con i suoi quindici anni è la più giovane atleta africana a gareggiare a Tokyo. La tunisina Ons Jabeur ha fatto la storia come prima donna araba a vincere un titolo Wta ed è la speranza nel tennis. Il centometrista sudafricano Akani Simbine e il triplista burkinabé Fabrice Hugues Zango sono tra i favoriti nelle loro gare sulla pista di atletica. Tra le donne, la gambiana Gina Bass cerca invece una medaglia nei 200 metri.

Nel nuoto è da tenere d’occhio il sudafricano Chad Le clos che battè già il “cannibale” Michael Phelps nei 200 metri farfalla ai giochi di Londra 2012, oltre al tunisino Oussama Mellouli che gareggia nella 10 chilometri in acque libere. La Nigeria è recentemente diventata la prima nazione africana a battere i 15 volte campioni olimpici di basket degli Stati Uniti e nel torneo di pallacanestro potrebbe dare fastidio a molti, così come le campionesse africane di pallamano dell’Angola.

La squadra del Sudafrica giocherà per vincere nel torneo di rugby a sette dopo il bronzo di Rio. L’ivoriano Cheick Sallah Cisse difenderà invece il suo oro olimpico a Rio nel Taekwondo. Gli algerini Mohamed Flissi e Abdelhafid Benchabla, tre volte campione africano, sperano di  di riportare una medaglia nella box in Africa che manca da Atlanta 1996. Infine, nella gara conclusiva, la maratona, il keniano Eliud Kipchoge, 36 anni, cercherà il bis dopo Rio. Solo allora sarà tempo di nuovi bilanci per l’Africa sportiva.

(Tommaso Meo)

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