Algeria, crisi aperta con la Francia

di claudia

Algeria-Francia, crisi aperta: così titola il quotidiano algerino Liberté dedicando l’apertura alla crisi che si sta consumando fra le diplomazie dei due Paesi. Nel fine settimana, Algeri ha richiamato il proprio ambasciatore a Parigi e ha chiuso lo spazio aereo algerino ai voli dei militari francesi, in particolare per l’operazione Barkhane in Mali.

La tensione era iniziata a salire la scorsa settimana, quando il governo francese aveva annunciato di ridurre del 50% i visti agli algerini (una riduzione imposta anche al Marocco e alla Tunisia) per fare pressione sui servizi consolari quando è necessario rimpatriare migranti irregolari. A far traboccare il vaso, sabato, un articolo apparso su Le Monde nel quale si apprende che il presidente francese Emmanuel Macron, davanti a 18  giovani discendenti di protagonisti della guerra d’Algeria invitati all’Eliseo per un colloquio sulla memoria, ha qualificato l’Algeria un “sistema politico stanco” “indebolito dall’Hirak” e ha dichiarato che “il sistema politico-militare algerino è stato costruito sulla rendita commemorativa”. Prima di affermare poi di avere un “buon dialogo con il presidente Tebboune” ma di vederlo “intrappolato in un sistema molto duro”.

Immediata e secca la reazione della Presidenza algerina: “A seguito delle affermazioni non smentite che diverse fonti francesi attribuiscono al presidente della Repubblica francese, l’Algeria esprime il suo categorico rifiuto dell’inammissibile ingerenza nei suoi affari interni che tali osservazioni costituiscono”, si legge in un comunicato diffuso dall’agenzia di stampa algerina Aps. “Le parole in oggetto sono un attacco intollerabile alla memoria di 5.630.000 valorosi martiri che hanno sacrificato la loro vita nella loro eroica resistenza all’invasione coloniale francese come pure nella Gloriosa Rivoluzione di Liberazione Nazionale”, aggiunge la Presidenza algerina, considerando che “i crimini della Francia coloniale in Algeria sono innumerevoli e soddisfano le definizioni più esigenti di genocidio contro l’umanità. Questi crimini che non sono prescrittibili, non possono essere soggetti a manipolazione dei fatti e interpretazioni mitiganti”.

Per Tebboune, “la propensione dei nostalgici dell’Algeria francese e degli ambienti che difficilmente si rassegnano alla piena indipendenza che gli algerini hanno conquistato con una dura lotta, si esprime attraverso vani tentativi di occultare” i vari crimini commessi. “Da parte loro, le valutazioni superficiali, approssimative e tendenziose fatte in merito alla costruzione dello Stato nazionale algerino nonché all’affermazione dell’identità nazionale fanno parte di una trita concezione egemonica dei rapporti tra gli Stati e non potrebbero in alcun modo essere compatibili con il fermo attaccamento dell’Algeria all’uguaglianza sovrana degli Stati “, afferma la nota.

L’infelice e “inammissibile” intervento di Macron – così viene qualificato –  “si scontra con i principi che dovrebbero governare una possibile cooperazione franco-algerina in materia di memoria”. 

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