Il tribunale militare di Blida martedì ha condannato a 15 anni di reclusione il fratello dell’ex presidente Abdelaziz Bouteflika, Said Bouteflika, per attentato all’autorità dell’esercito e complotto ai danni dello Stato.
Oltre a lui, come riporta l’agenzia Dire, sono stati condannati per gli stessi reati anche dei vecchi capi dell’intelligence, Mohamed Mediene e Athmane Tartag, e la segretaria di uno dei principali partiti algerini, quello dei Lavoratori (Pt), Louisa Hanoune.
Il tribunale di Blida ha impiegato 48 ore per prendere una decisione. Condannati nell’ambito di questo processo-lampo anche l’ex ministro della Difesa Khaled Nezzar, il figlio Lofti, e Farid Benhamdine, direttore della Società algerina di Farmacia. Questi ultimi si sono visti comminare 20 anni di carcere – come aveva chiesto l’accusa per tutti e sette gli imputati –, ma, trovandosi già all’estero, i giudici non hanno potuto che emettere una condanna in contumacia.
A mettere alla sbarra i sette, ritenuti fino ad ora “intoccabili” nel panorama politico e istituzionale dell’Algeria, il capo dell’esercito Ahmed Gaïd Salah, che li ha definiti «una banda» e il «simbolo dei mali che attraversano il Paese». Ha quindi assicurato che sarebbe riuscito a «neutralizzarli». Data la rapidità con cui si è svolto il procedimento, Rfi suggerisce l’ipotesi di un «regolamento di conti politico».
L’Algeria da aprile è attraversata da grandi manifestazioni popolari che hanno spinto l’ex presidente Bouteflika, dopo 20 anni di governo ininterrotto, a dimettersi. Ora i movimenti della società civile chiedono elezioni democratiche e trasparenti. L’arresto e ora la condanna del fratello dell’ex-presidente rappresenta un’importante svolta nella situazione politica algerina in quanto Said, che ha servito a lungo come consigliere di Stato, è stato considerato da molti il leader de facto dell’Algeria da quando suo fratello ha avuto un ictus nel 2013.
Intanto ieri il tribunale di Tipaza, città mediterranea a 60 chilometri da Algeri, ha accettato la richiesta di rilascio dell’attivista politico Karim Tabbou, coordinatore del partito dell’Unione democratica sociale (Uds). Arrestato lo scorso 11 settembre, l’uomo (che su Twitter si autodefinisce «oppositore del regime mafioso») era stato messo sotto custodia cautelare con l’accusa di aver partecipato a una «campagna di demoralizzazione dell’esercito». Nell’occasione erano stati arrestati anche altri attivisti considerati del cosiddetto “Al Hirak”, ovvero il movimento di protesta contro il sistema politico algerino, come Samir Benlarbi e Foudil Boumala.