In Algeria, la protesta contro l’establishment è in corso da oltre tre mesi. Nuove manifestazioni sono previste questo venerdì. Nel corso della settimana non è stato fatto alcun annuncio in merito alle elezioni presidenziali fissate per il 4 luglio ma contestate dai dimostranti. Al voto si sono candidati due indipendenti sconosciuti al grande pubblico: Abdelhakim Hammadi, un medico, e Hamid Touahri, un ingegnere in pensione.
Ahmed Gaïd Salah, capo di stato maggiore e uomo forte del Paese, ha fatto però un appello al dialogo, al consenso e al compromesso. Pur ripetendo che le votazioni devono comunque tenersi, ha detto che il confronto deve partire dalle richieste della gente. Un discorso più pacato di quello della settimana precedente, quando il militare dichiarò che la richiesta principale dei manifestanti, quella che richiede le dimissioni delle personalità più in vista, è pericolosa.
Tuttavia, queste dichiarazioni non fanno chiarezza sulla situazione politica del Paese nelle prossime settimane. I partiti politici vogliono il dialogo, ma le formazioni di opposizione e le associazioni della società civile chiedono l’istituzione di organismi indipendenti di controllo elettorale. Dall’altro lato, c’è la strada, che si sta preparando per una nuova dimostrazione e respinge il ballottaggio; alcuni addirittura chiedono la partenza del capo di stato maggiore.