Algeria – I prezzi bassi degli idrocarburi mettono in crisi il bilancio statale

di Enrico Casale
petrolio in somalia

La forte contrazione dei prezzi degli idrocarburi (petrolio in primis, più gas il cui costo è legato a quello del primo) rischia di avere ripercussioni sociali e politiche su quei Paesi la cui principale fonte di reddito sono le esportazioni energetiche. Uno dei questi è l’Algeria, la cui economia, ricorda una nota inviata all’Agenzia Fides dall’Ispi (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale), è “una sorta di mono-cultura dell’idrocarburo, dove l’industria energetica vale circa il 30% del Pil, il 95% delle esportazioni e il 60% delle entrate fiscali”.

La nota sottolinea che “grazie alle entrate derivanti dalla vendita all’estero dell’energia e alle royalty pagate dalle imprese straniere, il governo algerino guidato dal Presidente Bouteflika ha potuto finanziare un “patto sociale” con la popolazione e ricostruire il Paese dopo la guerra civile degli anni ’90. Con i proventi del petrolio e del gas è stato pagato di tutto: investimenti in infrastrutture e abitazioni popolari, sussidi al consumo di energia elettrica, carburanti, acqua e generi alimentari, stipendi di dipendenti pubblici, importazioni di beni manufatti, ecc.”

Questo meccanismo è entrato però in crisi con la caduta del prezzo del petrolio, che ha comportato “una forte contrazione delle entrate derivanti dalle esportazioni di idrocarburi, che sono calate da circa 60 miliardi di dollari nel 2014 a 35 miliardi nel 2015. Nonostante un parziale aumento della produzione e delle esportazioni di gas negli ultimi mesi, l’ulteriore diminuzione del prezzo del petrolio registrata tra dicembre e gennaio lascia supporre che i ricavi nel 2016 saranno ancora minori, probabilmente attorno ai 30 miliardi di dollari.

Al deterioramento dell’economia, con la conseguente riduzione della capacità dello Stato di comprare la pace sociale, si aggiungono le incertezze sul piano politico. “Il quasi ottantenne presidente Bouteflika non compare in pubblico da molti mesi e in parecchi si chiedono se non sia già morto” afferma la nota. “Frizioni e contrasti sono ormai evidenti tra la cerchia stretta del Presidente e l’elite economico-militare algerina. L’esito di queste scaramucce non è certo. Nel frattempo i margini di manovra per il Paese si assottigliano e se non si agirà nei prossimi mesi, un mancato rialzo delle quotazioni del greggio nei prossimi anni imporrà scelte politiche drastiche” conclude la nota. (22/04/2016 Fonte: Fides)

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