Venerdì, i cinque candidati alle elezioni presidenziali in Algeria, che dovrebbero svolgersi il 12 dicembre, hanno partecipato a quello che è stato il primo dibattito presidenziale nella storia del Paese. È stato toccato – per quanto genericamente – un gran numero di argomenti, in particolare in campo economico, dei diritti umani e della politica estera.
Ali Benflis, candidato del Partito dell’avanguardia delle libertà (Pagl), ha affermato che il suo programma prevede la formazione di un comitato indipendente per i diritti umani, che garantirà la libertà e i diritti del popolo algerino. Abdelmadjid Tebboune, che come Benflis è stato primo ministro, ha promesso di ricostruire l’economia del Paese.
Azzedine Mihoubi, candidato alla presidenza per il Raggruppamento nazionale democratico (Rnd) e sostenuto dal Fronte di liberazione nazionale (Fln) da sempre al potere, ha dichiarato: «Esiste una linea rossa in materia di politica estera e difesa che non vogliamo sia attraversata. Per quanto riguarda il mio piano, vorrei rafforzare la nostra diplomazia economica. Voglio che gli ambasciatori e le nostre delegazioni si schierino per trovare mercati per i prodotti algerini e portare investimenti in Algeria».
Gli altri candidati sono Abdelkader Bengrina, già ministro del Turismo e vicino agli islamisti, e Abdelaziz Belaïd, già dirigente dell’Fln. Tutti i cinque candidati hanno insomma un passato, anche recente, tra le file del potere algerino.
Le lezioni del 12 dicembre sono l’esito, non si sa quanto risolutivo, di un’ondata di manifestazioni e turbolenze politiche che dura da mesi. Le proteste, soprannominate inizialmente “rivoluzione del sorriso” poi Hirak (“movimento”), sono iniziate a febbraio dopo che l’allora 82enne presidente Abdelaziz Bouteflika aveva annunciato la propria candidatura per un quinto mandato. La piazza ha convinto Bouteflika a rinnunciare; ma le proteste contro una classe politica ingessata e corrotta sono continuate. I manifestanti chiedono il rinvio delle elezioni e che i candidati siano realmente l’espressione della società algerina.