Ha cominciato a fare affari quando era un bambino, vendendo le merende ai compagni di scuola. Aliko Dangote oggi gestisce un impero economico colossale. I suoi business? Cemento, farina, zucchero. E tanti spaghetti.
di Kally Patterson
Che avesse spiccate capacità imprenditoriali lo si è capito presto, quando all’età di soli undici anni ha cominciato a raggranellare monete giorno dopo giorno, smerciando biscotti e dolciumi dentro la sua scuola. «Compravo i prodotti al mercato prima di iniziare le lezioni e all’ora dell’intervallo li rivendevo ai compagni, a prezzo maggiorato», ha svelato in un’intervista. Aliko Dangote, nome pressoché sconosciuto in Europa, 58 anni, nigeriano, oggi è l’uomo più ricco d’Africa. Ha un patrimonio personale stimato in 25 miliardi di dollari. Possiede jet privati, una flotta di yacht, residenze extralusso in ogni continente. Secondo la rivista Forbes è uno dei manager più potenti e influenti al mondo.
Un piccolo prestito…
Il magnate nero deve il successo anzitutto a sé stesso. Nato nel 1957 a Kano, capitale dell’omonimo Stato della Federazione Nigeriana, in una famiglia benestante, ha studiato in una scuola di business al Cairo, in Egitto. A ventun anni si è laureato ed è tornato in Nigeria. Uno zio gli ha prestato tremila dollari per permettergli di avviare una piccola compagnia di import-export con sede a Lagos. Trentasei anni dopo, il gruppo che porta il suo nome è diventato un colosso che commercia svariati beni – soprattutto cemento, farine, zucchero e bevande – incassando due miliardi di dollari di vendite all’anno grazie anche ad una fitta presenza commerciale che dalla Nigeria si ramifica in molti Paesi africani.
I suoi detrattori lo descrivono come un uomo d’affari disposto a tutto pur di raggiungere i suoi obiettivi. Gli rinfacciano di essere protetto dai governanti (Dangote ha finanziato la campagna elettorale del presidente Goodluck Jonathan, rieletto da poche settimane) e insinuano accuse di corruzione. Fanno notare che la sua ricchezza è esplosa grazie ad una posizione privilegiata, frutto di un sistema protezionistico che ha penalizzato qualsiasi concorrenza straniera: in effetti, scorrendo la lista dei prodotti su cui esiste un divieto di importazione in Nigeria, si trovano quasi tutte le merci nelle quali il gruppo Dangote ha degli interessi.
Manager eclettico
Questa critica non spiega, naturalmente, il successo che l’imprenditore nigeriano sta ottenendo in Ghana, Camerun, Togo, Benin, Sudafrica, Kenya e Zambia. Evidentemente, al di là delle amicizie influenti, Aliko Dangote ha un fiuto innato per gli affari. Ma anche coraggio e capacità imprenditoriali non comuni. In un Paese come la Nigeria, dove la gran parte della nomenklatura si è arricchita solo grazie all’estrazione del petrolio (e oggi risente del crollo del prezzo del greggio, passato in un anno da 120 a 65 dollari al barile), il nostro uomo è stato capace di sfruttare le opportunità offerte dal momento: prima con il boom edilizio e oggi con il boom delle vendite commerciali.
L’ultimo prodotto che ha lanciato sono i noodles, gli spaghettini per la crescente classe media nigeriana: trenta milioni di confezioni di pasta – con le istruzioni scritte in inglese e in tre lingue locali – che hanno già cambiato le abitudini alimentari della Nigeria. E che presto invaderanno i mercati dell’intera Africa.