Aliko Dangote, “Mi servono 35 visti per viaggiare in Africa, più di un europeo”

di claudia

E’ scoppiata la polemica in questi giorni sul difficile e limitante sistema del rilascio dei visti da parte di chi, residente in uno dei vari Paesi africani, vuole o ha necessità di viaggiare all’interno del continente. Aliko Dangote, il magnate nigeriano considerato l’uomo più ricco d’Africa, si è fatto portavoce di questa problematica che sta assumendo dimensioni sempre più invalidanti, riporta la CNN. Al centro c’è una grande controversia: che i passaporti europei degli “ex padroni coloniali” abbiano più accesso senza visto in Africa rispetto a molti passaporti africani.

Avevamo parlato poco tempo fa della difficoltà per i residenti africani di ottenere un visto per viaggiare in Europa. Secondo il rapporto della società di consulenza Henley&Partners infatti, quasi un terzo delle persone di origine africana, con cittadinanza e passaporto di un Paese africano, che richiedono un visto per l’area Schengen europea vengono respinti.

Spostando la prospettiva entro i confini del continente, le cose non sono migliori per i residenti che vogliono viaggiare in Africa. “Come investitore, come persona che vuole rendere grande l’Africa, devo richiedere 35 visti diversi sul mio passaporto”, sono le parole di Dangote al recente Africa CEO Forum di Kigali. Se neanche l’uomo più ricco d’Africa riesce a muoversi liberamente per i suoi affari da un Paese all’altro del continente, è facile immaginare la portata del fenomeno e che coinvolga sempre più persone.

La sua voce ha fatto scatenare la polemica di molti cittadini africani che vivono giornalmente questa frustrazione mettendosi in viaggio. Tra questi si è esposto il content creator nigeriano Tayo: “Il Sudafrica ha trattenuto il mio passaporto per quasi cinque mesi”, ha spiegato alla Cnn, sottolineando di riuscire a muoversi meglio con il suo nuovo passaporto di St Kitts rispetto al suo passaporto nigeriano.

A monte ci sono diverse motivazioni legate alla migrazione. Il ricercatore Alan Hirsch, intervistato dalla Cnn, ha spiegato infatti che la maggioranza delle politiche di limitazione sono dovute alla paura della “migrazione permanente“. Più esplicitamente, le nazioni più ricche temono che le persone provenienti da contesti più poveri possano poi fermarsi in modo permanente. Altro problema riguarda l’integrità dei passaporti, ottenuti talvolta in modo illegale, pratica che ha portato molti Paesi a inasprire le regole.

L’Unione Africana ha affermato di voler rimuovere “le restrizioni alla capacità degli africani di viaggiare, lavorare e vivere nel proprio continente trasformando leggi restrittive e promuovendo i viaggi senza visto”. Ma, spiega la Cnn, per ora non c’è corrispondenza con i fatti. Emblematico il caso del Kenya, dove è stato introdotta un’autorizzazione di viaggio elettronica, di fatto una procedura simile a quella di un visto.

Condividi

Altre letture correlate: